Riportiamo questo intervento di Carlo Ridolfi, coordinatore dell’associazione “C’è speranza se accade-Rete di Cooperazione Educativa”.
«Forse è davvero questo il tempo. Forse è il tempo di ricominciare ad avere uno sguardo saldamente ancorato alle radici profonde degli alberi della conoscenza e un passo coraggioso verso un futuro tutto da costruire.
Forse può essere utile rovesciare l’idea che abbiamo del tempo. Ciò che è stato è davanti a noi, perché l’abbiamo vissuto e lo conosciamo. Ciò che sarà è alle nostre spalle, perché ancora non sappiamo che dimensione e aspetto avrà.
Se è vero che il futuro è vuoto e dobbiamo riempirlo con la nostra immaginazione, come diceva Simone Weil, dobbiamo anche sapere che l’immaginazione, cioè la capacità di progettare l’inedito, non nasce dal nulla.
L’associazione “C’è speranza se accade @ – Rete di Cooperazione Educativa” ha le sue radici (come risulta evidente dalla denominazione che abbiamo scelto) in quel grande albero maestro che è stato Mario Lodi.
Quando, nel 2011, si cominciò a pensare a come festeggiare i novant’anni del maestro di Piadena, che sarebbero scoccati l’anno successivo (era nato il 17 febbraio 1922 a Cremona), fu egli stesso che ci suggerì di farlo assegnando ad alcuni di noi un mandato preciso.
«Guardiamo in giro per l’Italia – ci disse – chi e dove agisce sull’educazione e sulla scuola nei modi che ci interessano».
Che erano e sono, per usare direttamente le sue parole, vera bussola di orientamento che non ha smesso di guidarci:
«Le attività motivate dall’interesse invece che dal voto, la collaborazione al posto della competizione, il ricupero invece della selezione, l’atteggiamento critico invece della ricezione passiva, la norma che nasce dal basso come esigenza comunitaria invece dell’imposizione della disciplina fondata sul timore»(1).
Interesse versus voto. Collaborazione (cooperazione) versus competizione. Ricupero versus selezione. Atteggiamento critico versus ricezione passiva. Norma di autoregolazione versus disciplina autoritaria.
Princìpi che valgono universalmente, anche prima e oltre l’esperienza scolastica.
(L’educazione viene logicamente e cronologicamente prima della scuola. Nasce con il bambino o la bambina – persino già nella fase di gestazione materna – e prosegue fino al termine della vita dell’uomo o della donna).
Abbiamo, quindi, un nome e un cognome nei quali ogni riferimento a persone o fatti realmente esistiti è assolutamente non casuale e intenzionalmente voluto. Ci chiamiamo Rete di Cooperazione Educativa, considerando un grande valore esperienze come quelle degli insegnanti che hanno costruito e continuano a portare avanti il MCE in Italia, e, al contempo, ribadendo che anche molti altri soggetti, come genitori, gruppi di pari, associazioni sportive o scout e così via, sono inseriti nel processo educativo che coinvolge bambini e bambine e ragazze e ragazzi e uomini e donne.
Ci chiamiamo anche C’è speranza se accade @, con ovvio e appassionato riferimento a un libro di Mario Lodi, perché verifichiamo, giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, che il ben agire sull’educazione è diffuso ben più e ben oltre di quanto non voglia farci intendere molta pubblicistica volutamente depressiva e deprimente.
Ci siamo dunque messi in viaggio, a partire da quei mesi del 2011, arrivando ad un primo incontro, già nazionale, di confronto e progettazione che si tenne a Soave, in provincia di Verona, nell’ottobre di quell’anno.
A partire da quel momento gli incontri nazionali, fin qui realizzati, sono stati otto.
Nel 2012 Il tempo dell’educazione, a Sestri Levante, in provincia di Genova.
Nel 2013 I passi dell’educazione. Per un’armonia tra arte e scienza, a Cadoneghe e Vigodarzere, in provincia di Padova.
Nel 2014 – anno in cui, il 2 marzo, Mario Lodi se ne andava – a Sant’Arcangelo di Romagna e San Mauro Pascoli, paese di origine di Gianfranco Zavalloni (purtroppo scomparso a soli 55 anni due anni prima, e che avrebbe dovuto essere con noi in Liguria, ma che rimane comunque uno dei nostri altri grandi punti di riferimento) – con il convegno dal titolo Lo spazio dell’educazione. Stanze Aule Piazze Giardini Città.
Nel 2015 L’educazione prende corpo. Imparare in tutti i sensi, a Bastia Umbra, in provincia di Perugia.
Nel 2016 La terra dell’educazione. Seminare il futuro, a Negrar, in provincia di Verona.
Nel 2017 Una risata ci educherà. Sorriso e incanto come percorsi formativi, a Bari.
Nel 2019 MiraggiMigranti. Ospitalità Educazione Condivisione, a Macerata.
Nelle fasi di progettazione e poi di realizzazione degli incontri nazionali ha pian piano cominciato a dipanarsi il lento, ma costante e diuturno lavoro di intreccio della Rete.
“Rete” è un termine molto usato di questi tempi. Concetto entusiasmante per molti aspetti, ma per altri forse anche rischioso.
Una rete può (noi ci proviamo) essere un insieme di donne e uomini il cui collegamento consente di svolgere compiti di collaborazione, cooperazione o osservazione, orientati al raggiungimento di un medesimo fine. Ma può anche essere, se intesa in senso di manipolazione o di inganno, anche strumento di potere, per catturare e tenere prigioniere le persone.
Il tempo che stiamo vivendo ci sta forse insegnando – lo faceva già prima, ma oggi l’evidenza è planetaria e drammatica – che è necessario cambiare il punto di vista e le successive decisioni pratiche.
Non più la logica dell’alveare (grandi aggregazioni e conglomerati: centri commerciali, ospedali, case di riposo per anziani, istituti scolastici etc.), ma la logica dell’arcipelago: isole più piccole, collegate fra loro e con continui interscambi (ritorno a quartieri più piccoli, botteghe di prossimità, medicina di comunità e di territorio, piccole scuole).
Ecco quindi che va considerata come grande opportunità quella di poter tener conto delle esperienze (molte delle quali già in essere) di educazione all’aperto e di educazione diffusa, per pensare alla realizzazione di progetti di comunanza educativa.
Non secondo un (improbabile e di fatto inesistente) unico modo ottimo per la pedagogia e la didattica, ma traendo il meglio da una genealogia di radici feconde che ha origini antichissime (almeno da Rousseau – ma forse indietro fino a Campanella, Tommaso Moro e ancora prima a Socrate – passando per Pestalozzi, Froebel, Tolstoj, Francisco Ferrer, Tagore, Steiner, Montessori, Korczack, Sutherland Neill, Freinet, e arrivando a Malaguzzi, Rodari, Freire, Lodi, don Milani, Alberto Manzi, fino a Alain Goussot e Gianfranco Zavalloni, ma non sono neanche tutti i nomi possibili) per considerare l’educazione e la pratica scolastica come continui processi di ricerca e di azione.
Il nostro lavoro sta procedendo in questa direzione con la progettazione del nono incontro nazionale, che si dovrebbe tenere – condizioni pratiche permettendo – nell’ottobre 2021 e che avrà il titolo “Tornare avanti. Storia e storie” – in sede ancora da definire – , per porre l’attenzione sia sui percorsi didattici di educazione alla storia, sia sulle dinamiche personali di costruzione della memoria.
Altro progetto che ci vede impegnati è il Vocabolario dell’arca. Parole in caso di diluvio, che si incentra sulla disseminazione di appuntamenti (nel web e nei territori) che, a partire da un singolo lemma (i primi saranno “resistenza”, “mano”,”conoscenza”, “riscossa”, “dialogo” e “libertà”) cercheranno di approfondirne significati e declinazioni pratiche, affidando simbolicamente ad una piccola arca di legno che girerà per l’Italia un patrimonio di ricchezze e di esperienze da non dimenticare.
L’associazione “C’è speranza se accade @ – Rete di Cooperazione Educativa” ha sede a Padova e riferimenti regionali attualmente attivi in Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia».
Il sito è www.retedicooperazioneeducativa.it
La mail è sequestoaccade@gmail.com
1) Nota introduttiva all’edizione 1972 di Mario Lodi: C’E’ SPERANZA SE QUESTO ACCADE AL VHO. Einaudi Editore. Torino, 1963/1972.