«Riflettere e agire con ponderatezza e con un progetto educativo definito, così la scuola parentale può essere un’opportunità»: lo spiega Cecilia Fazioli.
La dottoressa Fazioli, pedagogista, cunselor e co-fondatrice di “Tutta un’altra scuola”, è autrice del libro “La scuola parentale. Come farla diventare una vera opportunità formativa per bambini e ragazzi” (Terra Nuova Edizioni).
Un volume che arriva in un momento in cui moltissime famiglie guardano a questa strada perché magari deluse da ciò che la scuola nel suo modello più convenzionale sta proponendo o perché desiderose di costruire e cercare nuovi orizzonti educativi che meglio rispondano alle esigenze dei bambini e dei ragazzi.
Dottoressa Fazioli, l’idea e il desiderio di passare a una scuola parentale andrebbero ben ponderati, giusto?
«Certamente la scelta di partecipare a un progetto di scuola parentale va ben ponderata; del resto tutte le scelte educative vanno soppesate. La scelta di abbandonare la scuola statale, percorso familiare a tutti, per scegliere un percorso fuori dal comune necessita una profonda valutazione all’interno della famiglia e con colloqui con i referenti della scuola parentale se ci si inserisce all’interno di un progetto già esistente. Viceversa quando lo si organizza a partire dalle fondamenta diviene un processo più meditato perché giorno per giorno aiuta a definire la scelta».
Quali sono i rischi di scelte frettolose o dettate dal desiderio di fuggire da realtà che non soddisfano?
«I rischi di scegliere senza dedicare tempo a riflessioni, pensieri, confronti può portare ad alimentare l’immagine della scuola ideale, quella che vorrei io genitore pe mio figlio e la realtà che è fatta di tentativi, errori, conflitti,, divergenze. Quando ci si allontana da realtà che non soddisfano, spesso si insegue un qualcosa che sia riparatore della delusione, investendo su nuovi percorsi che facciano il miracolo. Ci si illude di trovare la migliore soluzione educativa, quando invece occorre essere consapevoli che l’educazione richiede la capacità di stare dentro ad un processo che in quanto tale si definisce strada facendo e che ha il suo senso nel dirigersi verso quei bambini, in quel momento presente».
Cosa ritiene fondamentale per avviare e mantenere in modo efficace un progetto di scuola parentale?
«Non mi stancherò mai di dire che un progetto di scuola parentale prima di tutto ha necessità di avere un gruppo di adulti capace di mettersi in gioco, capace di confronto, disponibile ad accogliere il punto di vista dell’altro. L’ideale quindi è iniziare i lavori dandosi tempo, ovviamente questo non è sempre possibile. E quindi lo sforzo deve essere maggiore; il gruppo che ha la responsabilità di dare vita alla scuola, a mio avviso, deve sapere lavorare sulla formazione del gruppo tesso. Non basta dire che cosa piace, o che approcci ogni singolo sposa, ma piuttosto adottare sistematicamente una modalità di lavoro in cui valorizzare ogni singolo, favorire un tempo di confronto raccogliendo le istanze di tutti, senza giudizio e senza morale. Essere intenzionalmente capaci di uscire dalla propria visione personale, spostarsi da una postura autoreferenziale per incuriosirsi dell’altro. Ciò non vuole dire tradire i propri valori, ma essere capaci di includere quelli degli altri per arrivare a creare un humus comune che si alimenterà nel tempo delle esperienze che via via prendono forma e di come ciascuno le vive e le ha vissute. Poi ovviamente bisogna impegnarsi sul fronte amministrativo/legale che oggi richiede serietà, impegno e non improvvisazione. La superficialità di alcuni si traduce in danno anche per gli altri. Tutelare il progetto da un punto di vista legale è un passaggio fondamentale, ma bisogna essere attenti affinché gli aspetti pedagogici ovvero l’identità del progetto sia salvaguardata. Occorre fare scelte pratiche che soddisfino i bisogni educativi, ma nello stesso tempo non espongano i bambini e gli adulti a situazioni pericolose. Compiere i giusti passi legali e amministrativi esclude il rischio di trovarsi le attività interrotte, dagli enti preposti al controllo e vigilanza sul territorio. Costruire dialogo con le istituzioni e mettere in campo iniziative di sensibilizzazione favorisce l’arricchimento di offerte formative nel contesto di appartenenza. Per mantenere in vita un progetto bisogna investire sul benessere interno, ovvero di coloro che ne fanno parte. Praticare momenti di confronto, aiutare a fare emergere le difficoltà, i malumori per evitare che il progetto si inquini. Una efficace collaborazione tra genitori e educatori, insegnanti è fondamentale. La scuola parentale vive e resiste con il contributo di tutti; tutti i componenti costruiscono un cerchio che vuole essere di protezione, ma anche mettere tutti sullo stesso livello, riconoscendo a ciascuno la sua unicità».
Quali sono i suggerimenti pratici che vale la pena dare ai genitori che vogliono volgersi in questa direzione?
«Prima di tutto dialogare in famiglia nella coppia genitoriale e con i figli. Dal mio punto di vista, vanno coinvolti nel dialogo i figli, ma questo non significa che debba ricadere su di loro la scelta definitiva. Ovviamente bisogna distinguere l’età, perché a volte, si caricano i bambini di scelte difficili, un peso enorme da un punto di vista emotivo e cognitivo che non spettano loro. Contemporaneamente i genitori possono informarsi, documentarsi e scegliere di fare dei colloqui con specialisti dell’educazione, non per farsi consegnare la ricetta pronta, ma per arricchire il proprio punto di vista così da scegliere consapevolmente. Analizzare il perché della propria scelta è fondamentale per distinguere il desiderio del genitore basato sulle sue credenze e sulla sua storia infantile, dai bisogni del figlio. Dato che scegliere la scuola parentale vuole dire collocarsi in una posizione non convenzionale, bisogna esserne consapevoli per non piegarsi al primo alito di vento, ovvero difronte ai giudizi della comunità di parenti, amici, conoscenti che vi dicono: “ma tuo figlio è indietro con il programma, ha già fatto gli egizi?”. Allora l’invito è costruire scelte radicate, ma del resto questo è il compito della genitorialità».
In questo periodo si fa molta confusione tra scuola parentale e homeschooling. Facciamo chiarezza.
«A fronte della situazione emergenziale che stiamo vivendo, molte famiglie hanno ritirato i figli da scuola e trovato personali soluzioni, ricostruendo tempi, spazi della famiglia. Fermo restando che come più volte ribadito, nessuna scelta educativa va improvvisata, la decisione di scegliere la scuola parentale, non può avvenire dall’oggi al domani, perché costruendosi attorno ad un progetto educativo condiviso, chiede che i vari componenti si accordino, organizzino e amministrino le proposte accordate dal gruppo. Se tutto ciò può apparire una strada più complicata e complessa, nel tempo si può invece rivelare ottima per tutti coloro che credono nel valore dell’essere comunità. Oggi è sempre più necessario mettere assieme gruppi per il bene comune, perché attraverso azioni concertate si possa autenticamente tutelare le generazioni future».