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Il paesaggio diventa educante

Pubblicato il 5 maggio 2021 0

“Ogni scuola è paese”: e nell’Alta Valmarecchia il paesaggio diventa educante, grazie a una sinergia di realtà che si sono impegnate con convinzione.

È il progetto con il quale il Musss (Museo Naturalistico e Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità del Parco Sasso Simone e Simoncello), insieme all’associazione culturale Chiocciola la casa del nomade, la Rete RES Regione Emilia Romagna e al dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, sperimenta metodologie di relazione tra scuola e territorio per arricchire le opportunità di apprendimento e crescita di bambini e ragazzi e delle comunità di cui fanno parte.  Il contesto è quello montano  dell’Appennino che unisce l’Emilia Romagna, le Marche e la Toscana, nell’Alta Valmarecchia.

Guardare con attenzione un paesaggio, osservarlo, scoprirlo a fondo, scandagliarlo per trovare le bellezze e gli aspetti critici. Partire dal contesto che ci circonda  per  apprendere e acquisire nuove competenze. A Pennabilli, in Alta Valmarecchia il contesto diventa scuola senza pareti o meglio il proseguimento naturale all’aria aperta dell’istituto Comprensivo P. O. Olivieri.

“Abbiamo capito che il contesto naturale che ci circonda può diventare un elemento culturale da cui partire per avviare attività di conoscenza attraverso le escursioni, lo storytelling, la ricerca d’archivio, l’apertura e la mappatura di sentieri, l’uso della tecnologia e le rappresentazioni teatrali” spiega Roberto Sartor tra i fondatori dell’associazione Chiocciola la casa del nomade e tra i gestori del Museo Naturalistico e Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità del Parco Sasso Simone e Simoncello. “La nostra sperimentazione, attiva dal 2014 in collaborazione con l’Istituto scolastico di Pennabilli che comprende la scuola dell’infanzia fino alla secondaria di primo grado, prevede che attraverso la figura del facilitatore, come quella che svolgiamo noi, si gettino le basi per costruire un ponte tra gli insegnanti, i giovani, l’ambiente esterno e la comunità”.

La scuola diventa il punto base da cui partire per scoprire il mondo. “Il nostro progetto prevede incontri in orario extrascolastico con gli insegnanti per impostare le attività poi da fare all’aperto insieme agli studenti. Anche noi facilitatori partecipiamo in orario scolastico alle attività, proprio per accompagnare ed agevolare gli insegnanti a fare in modo che il metodo e l’approccio vengano acquisiti e diventino parte della quotidianità”.

In cosa consiste l’approccio e l’analisi del contesto e del paesaggio? È presto detto.

“Avvicinarsi al paesaggio e osservarlo significa prima di tutto entrare in contatto con l’esterno in modo graduale. Con insegnanti e studenti iniziamo ad analizzare la finestra dell’aula che separa l’interno della classe da quello che si vede fuori. Man mano ci allontaniamo sempre un po’ di più. Dalla finestra si passa al giardino della scuola per poi affacciarsi al paese, al bosco e al fuori sentiero. Una volta che abbiamo varcato i confini e preso confidenza con gli spazi sempre più ampi e nuovi, osservato le criticità e fatto ricerca, ci adoperiamo affinché ci sia la continuità di questo approccio all’ambiente. L’obiettivo è che gli insegnanti consolidino le uscite da scuola proponendo una continuità tra quello che si fa’ in classe e quello che si può apprendere nel contesto circostante, acquisendo questo progetto come paradigma di dialogo con l’esterno”.

Le attività realizzate in questi anni nell’ambito di Ogni scuola è paese, come racconta Roberto Sartor, sono moltissime: “Con il “dialettario” abbiamo lavorato sul patrimonio immateriale come la lingua e i dialetti insieme ad artisti, grafici e designer; in un altro progetto abbiamo coinvolto gli studenti nello studio dal punto di vista geologico e botanico di un’area abbandonata in prossimità della scuola per dare vita insieme all’orto dell’incontro per conoscere storie e saperi legati all’agricoltura l’offerta di sementi e talee presso il “mercato verde” che ha permesso l’acquisto di alberi da frutto di qualità antiche ed erbe aromatiche. Con “Mi presento, sono paesaggio” sono state coinvolte 4 classi di studenti di 11, 12 e  13 anni in attività di osservazione, ricerca, riflessione sul paesaggio che li circonda chiedendo cosa significa per loro vivere in un luogo di montagna. In questi anni abbiamo poi lavorato sul concetto di bene comune prendendoci cura del Parco Begni, sul rischio sismico, visitato aziende agricole, monasteri, attività artigianali per scoprire chi abita questi luoghi e insieme ai ragazzi abbiamo condotto interviste e realizzato video testimonianze per tramandare e riascoltare le storie di questo posto. Ci sono poi percorsi specifici che coprono un intero anno: in passato abbiamo svolto per tutto l’anno scolastico attività attorno al tema dell’albero dove oltre ad intrecciare il salice, abbiamo costruito collettivamente uno spettacolo teatrale,  visitato archivi storici, mappato un nuovo sentiero, costruito un gioco da condividere con la comunità. Con il progetto “Tutti fuori” abbiamo coinvolto insegnanti, educatori, genitori e cittadini in una riflessione sull’importanza e il significato dell’educazione all’aria aperta, che ha portato alla sperimentazione di un percorso di avventura e scoperta del fiume Marecchia con due sezioni della scuola dell’infanzia di Pontemessa”.

Quest’anno è stato difficile per via dei lunghi periodi di chiusura, ma grazie alla recente riapertura delle scuole i progetti verranno ripresi: “Abbiamo da portare a termine i percorsi di condivisione dei saperi tra gli insegnanti e gli educatori del Musss, le uscite e le passeggiate con le famiglie per costruire un patto educativo di prospettiva e il lavoro sull’Agenda 2030 e la traduzione dei 17 obiettivi dal globale al locale, partendo dall’esplorazione del nostro territorio”.

Porre l’attenzione sulle potenzialità del paesaggio e del contesto dell’Appennino ha anche l’importante funzione di far appassionare i giovani ad un luogo che come tanti altri di montagna ha subito negli ultimi anni il fenomeno dello spopolamento.

“L’ambito territoriale in cui ci collochiamo è la chiave per avviare il processo di innovazione didattica e relazionale che il Musss vuole mettere in atto. Siamo in un territorio di montagna disegnato da secoli di storia, di passaggio di genti, di insediamenti arditi e di fatiche del mondo contadino. Un Appennino che, come tutte le aree montane ha subìto lo spopolamento e che chiede a chi presidia il territorio oggi, una riflessione complessa sul presente e sul futuro di questi luoghi “ racconta Sartor. ”Le difficoltà dovute alla mobilità, alla lontananza dai servizi, allo sviluppo di economie stabili sono sui tavoli dei vari soggetti che si occupano di sviluppo locale e le risorse non mancano, anche se non sempre sono di facile accesso. Ma le prospettive di futuro non possono essere costruite senza una riflessione sulla dimensione relazionale e sullo sviluppo delle competenze necessarie affinché le comunità non solo diventino resilienti, ma anche capaci di immaginare e costruire il proprio futuro, attraverso un’analisi della complessità nella quale sono inserite. Questo territorio esprime potenziali inespressi che possono prendere vita solo se si tiene insieme la tradizione e l’innovazione, la tutela dell’ambiente e le possibilità occupazionali la relazione con il mondo e l’autenticità”.

Il progetto Ogni scuola è paese coinvolgerà diversi soggetti proprio perché tutti gli attori in campo siano attivi nel processo di cambiamento: “Questa partecipazione diffusa è importante non solo per attivare una “comunità educante” che si mette a disposizione delle generazioni future, ma anche per facilitare un processo di crescita collettiva mirata ad analizzare, immaginare e trasformare le proprie risorse. Si tratta dunque di un processo di negoziazione dei significati di cui la comunità si fa portatrice e questo richiede un “patto educativo” bidirezionale, che prevede un mettersi in cammino insieme, farsi “comunità in apprendimento”. Creare dunque contesti creativi di opportunità, capaci di abilitare comportamenti e pratiche quotidiane in grado di aumentare il valore del territorio”.

Tutti i progetti e le attività proposte hanno un comune obiettivo: far esercitare alla comunità tutta la cittadinanza. “Prendere spunto dal contesto in cui si vive significa prendersi cura di un organismo vivente ad alta complessità com’è quello della comunità, dei suoi luoghi, dei suoi valori. Per farlo è necessario assumere nuovi punti di vista, porre domande, avere capacità critica e di analisi, progettare azioni creative per la risoluzione di problemi, imparare a gestire i conflitti, avanzare su obiettivi raggiungibili. Tutto ciò riguarda le competenze che la scuola già cerca di sviluppare nei ragazzi e attraverso il dialogo con il territorio e un percorso di apprendimento comune, queste competenze possono tradursi in capacità collettive come ad esempio preservare e valorizzare i patrimoni, saper accogliere abitanti temporanei o semplici viandanti, mantenere spazi pubblici e beni comuni, fare rete, saper strutturare e ottimizzare. Il tutto ad una scala locale ma con la consapevolezza di detenere anche una “cittadinanza globale” che riguarda il “sistema mondo”.

Per info: https://ogniscuolaepaese.blog/

di Marta Valota

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