Un protocollo di sperimentazione per una scuola che torni a rivolgersi alla fiducia, alla serenità, alle relazioni e alla vita comune con uno sguardo convinto.
È il frutto del Gruppo di lavoro per l’innovazione didattica e strutturale “La scuola bene comune”.
Il gruppo si è costituito la scorsa estate e che al suo interno annovera tutti i soggetti che rappresentano la comunità scolastica quali le associazioni, i sindacati della scuola, i docenti, le famiglie, gli studenti e le parti politiche.
Il gruppo ha impostato il confronto sulla base di quattro Tavoli di Lavoro (psicopedagogico, medico-scientifico, giuridico e politico-economico) con l’intento di presentare appunto «una proposta di protocollo di misure attuabili per garantire la prosecuzione di un anno scolastico in presenza, garantendo e tutelando la salute degli studenti, dei docenti e del personale ATA e, al contempo, il diritto all’istruzione» scrive il gruppo stesso. E con l’ulteriore finalità di «gettare le basi per la nascita di una nuova scuola che abbia come suo principio fondamentale affiancare il discente nella presa di coscienza di sé e contribuire al superamento di ciò che ostacola il pieno sviluppo della sua persona».
Ne sono nati due report, il documento base che riassume premesse e finalità del gruppo di lavoro e la “Proposta di un protocollo di sperimentazione per la scuola al tempo del Covid 19”, con un decalogo di misure da adottare.
Ecco i dieci punti fondamentali della proposta, che verrà sottoposta a parlamentari, a enti, associazioni e soggetti della scuola:
- Frequentare tutti in presenza e con serenità
- Incentivare la socialità
- Comunicazione del volto
- Buone pratiche di igiene
- Coltivare la fiducia negli altri
- Garantire la libertà di movimento
- Il ruolo della narrazione
- Ruolo e formazione del personale docente e dei dirigenti scolastici
- Rimanere umani utilizzando il buon senso
- Una scuola inclusiva
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Nel documento che accompagna la presentazione dei singoli punti e principi (che trovate qui) si sottolinea anche: “La scuola nella prospettiva dei beni comuni deve essere curata e protetta da tutti come un ecosistema entro cui si svolge la vita della parte più preziosa della comunità umana, quelle generazioni future per la cui difesa il Comitato Rodotà si è costituito. Per questo servono creatività e partecipazione, non burocrazia e terrore”. Sono le parole di Ugo Mattei, presidente del Comitato Rodotà, una della realtà che ha promosso il gruppo di lavoro e il progetto.
Nel documento di presentazione si legge ancora: «La scuola italiana non è solo malata di Covid-19. Negli ultimi decenni ha subìto un drastico processo di riforma che ne ha progressivamente ribaltato i principi e gli scopi. Questo processo non è un fenomeno spontaneo, ma va interpretato all’interno del contesto sociopolitico. I ragazzi vengono, infatti, convogliati solo in alcuni rami, in alcuni percorsi di studio universitario e poi occupazionali, che sono quelli più valorizzati nel sistema economico, scoraggiando invece inclinazioni artistiche, letterario-umanistiche ed artigianali».
E si prosegue: «In particolare, negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito al transito da una scuola finalizzata allo sviluppo della persona a una scuola finalizzata al mercato. In altri termini, la sfera economica ha fagocitato la sfera culturale attraverso norme e aspetti legislativi ad hoc che lo hanno reso possibile. Mentre inizialmente lo scopo della scuola era quello di formare culturalmente la persona nella sua interezza con lo sviluppo dell’attività cognitiva, emozionale e volitiva, darle uno spessore, aiutarla nella crescita personale, ad un certo punto è cambiato il paradigma di riferimento. Il nuovo punto cardinale era il mercato. Oggi l’obiettivo della scuola è formare lo studente unilateralmente al mondo del lavoro, piuttosto che renderlo un attore critico della realtà, capace di interpretarla, introdurvisi e portare il suo apporto evolutivo attraverso i talenti innati o sorti nel corso della formazione. Tutto ciò non solo priva la società di una vera scuola, che possa garantire la crescita intellettuale e il processo evolutivo degli studenti, ma nega ai cittadini il diritto alla realizzazione di quanto sancito dalla Costituzione. Noi crediamo che l’istituzione scolastica debba riprendere coscienza del suo ruolo educativo, per principio secondo solo a quello della famiglia, e non solo di dispensatrice di nozioni. Pertanto la scuola deve prendersi cura di tutti gli aspetti che formano il discente, non solo dal punto di vista cognitivo – attraverso il metodo di studio e la cura dei processi di apprendimento – ma anche dal punto di vista emotivo e psicologico/sociale, aiutandolo a interpretare il suo ruolo all’interno della società e a stabilire una giusta relazione con il prossimo».
«In altri termini, la domanda che va posta non è solo: Cosa l’uomo sappia e sappia fare per l’ordinamento sociale esistente, ma anche e soprattutto: Quali disposizioni porta l’uomo in sé e che cosa può venir sviluppato in lui. In questo modo diverrà possibile che la generazione che cresce apporti forze sempre nuove all’ordinamento sociale, anziché costringere la nuova generazione a diventare ciò che l’ordinamento già esistente vuole che essa sia» si legge sempre nel documento.
«Bisogna fare in modo che la scuola torni a puntare sulla formazione culturale dell’individuo posto al centro non come oggetto, ma come soggetto attivo che partecipa alla sua stessa formazione umana e professionale».
«Concretamente, per quanto riguarda il mondo della scuola, si suggerisce che il Ministero dell’Istruzione torni ad essere una struttura amministrativa che crea le condizioni ottimali in cui la scuola possa operare (ad esempio, stabilizzando e impiegando tutto il personale necessario ad avere classi di 15 o 20 studenti al massimo, un sostegno adeguato per i portatori e le portatrici di disabilità e con bisogni educativi speciali e che investa nell’efficientamento strutturale ed energetico delle sedi scolastiche) e non avanzi alcuna pretesa di titolarità di competenze educative. Si propone a tale scopo la nascita di un Istituto di Ricerca Pedagogica fornito di autonomia e sostenuto nei suoi bisogni, il cui obiettivo sarà intercettare la domanda latente evolutiva delle nuove generazioni, attraverso contenuti, metodi, tempi, che rispettino ed onorino il concetto di educare e istruire tutti e ognuno, nello spirito del tempo».
Aderenti al gruppo di lavoro “Scuola Bene Comune”
– AlterLab
– ASSIS
– Associazione Art. 33
– CIATDM
– CNPS Coordinamento Nazionale Precari Scuola
– Comitato Rodotà
– Coordinamento Nazionale Precari Sostegno
– Coordinamento presidenti consigli di istituto Lazio
– Direttivo Docenti Precari Toscana
– Federazione delle Scuole Steiner-Waldorf in Italia – Sabino Pavone
– Fondazione Allineare Sanità e Salute
– Fridays for Future
– International University College di Torino
– La Scuola che Accoglie
– Lanterne e Grembiulini
– Movimento Docenti Specializzati e Specializzandi sul Sostegno
– Osservatorio permanente sulla Legalità Costituzionale
– Osservatorio Indipendente sulla Salute e sul Benessere Mentale
– Osservatorio Scuola dell’Alleanza Italiana Stop 5G
– Progetto Bimbi Svegli
– Rappresentanza genitori danneggiati da vaccino
– Rete degli studenti medi
– Studio legale Stroppiana
– UIL Scuola
– USB Scuola
– Chantal Certan (Ass.Regionale Valle d’Aosta)
– Sonia Cestonaro (docente scuole superiori Valle d’Aosta)
– Elena Civita (docente scuola primaria IC4 Pinerolo-TO)
– Marco De Bernardo (aiutiamo il Circeo a restare un promontorio)
– Barbara Faes (docente IC Rovereto Nord)
– Maurizio Freschi (presidente Consulta Provinciale Genitori e CSEP Trentino)
– Solange Hutter (preside del liceo Marini-Gioia di Amalfi)
– Franco Lorenzoni (Casa-laboratorio di Cenci)
– Stefania Ponti (consiglio di istituto Liceo Alfieri Torino)
– Alberto Zini (docente Università di Modena e Reggio Emilia)