Ospitiamo di seguito l’intervento di Sergio Leali, presidente del’associazione per l’istruzione familiare LAIF.
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«Il virus con la corona (regale) nell’arco di qualche mese ha rivoltato come un calzino il sistema dell’istruzione e delle educazioni.
Con decisione presa d’imperio, ha modificato le condizioni con le quali e nelle quali si è svolto il processo del passaggio di responsabilità e capacità, tra le generazioni, vale a dire quella che abbiamo chiamato “la scuola”.
Stiamo assistendo e siamo partecipi di una fase di profonda destrutturazione e di una concomitante inquietudine per un “nuovo”, necessario, che fatica però a profilarsi.
In questi mesi la scuola si è smontata, le sue componenti strutturali sono state separate e posate al suolo.
I fattori tempo, ambiente, personalizzazione sono stai posti necessariamente in una dinamica nuova di ricomposizione; i ruoli fino ad ora ricoperti dai vari attori hanno mostrato la necessità di una redistribuzione.
Tale divenire ha assunto in questo tempo di Covid velocità turbinanti. La famiglia è stata chiamata dagli eventi a riconsiderare velocemente il proprio ruolo negli ambiti dell’istruzione/apprendimento e delle educazioni. Da una posizione sostanzialmente defilata e delegante, è stata riportata al centro, con compiti diretti, sia riguardo alle scelte, che alla gestione fattuale.
Nella maggior parte dei casi, l’aspetto progettuale è stato lasciato in capo alla scuola o alle scuole, in altri invece le nuove condizioni hanno dato vita a nuovi atteggiamenti, o hanno mostrato nuove opportunità che non solo coinvolgono gli aspetti didattici, ma l’intero complesso della crescita dei giovani, della famiglia e della comunità.
In un contesto inevitabilmente confuso, laddove le famiglie non hanno trovato nelle scuole possibilità di progettualità condivise e sufficientemente flessibili, le stesse hanno avviato esperienze che, pur nella loro varietà, possono essere collocate nella categoria amministrativa dell’istruzione parentale.
Alcune esperienze programmaticamente hanno la finalità principale di attraversare il periodo emergenziale, altre sono motivate dalla opportunità/necessità di porre in essere nuove visioni educative e di apprendimento/istruzione.
In questa concitata fase di trasformazione, il tema dei rapporti tra i vari soggetti è di cruciale importanza. Che ruolo assume la famiglia? I servizi scolastici dal canto loro come si posizionano? E le istituzioni amministrative?
Potrebbero sembrare questioni oramai superate, ma, considerate le infiammazioni che si registrano nel sistema (dell’istruzione/apprendimento ed educazione) e nei sottosistemi (degli homeschooler, della scuola, dei media ecc.), si è portati a pensare che invece siano ancora centrali ed in parte irrisolte.
La famiglia in istruzione parentale (homeschooling) si pone come principale attore nel sistema dell’istruzione ed educazione. Questo suo ruolo, in tale contesto, è modulato dalle scelte che effettua. Ovvero, se la strada intrapresa è quella dell’istruzione parentale in ambito famigliare, la presa in gestione è in misura ampia; se la strada è quella della scuola parentale, l’atto di delega è più accentuato.
Rimane il fatto che, affinché il processo possa svolgersi fluidamente, è utile/necessario, in ogni caso riconoscere alla scuola (statale o parificata) la personalità di referente e custode del “bene comune apprendimento/istruzione/educazione” nella sua “caratura comunitaria”.
Da questo riconoscimento si generano atteggiamenti e comportamenti che, forse con qualche intoppo, sono destinati a costruire un sistema innovato più equo ed efficace.
Va da sé che il principio della reciprocità debba innervare questo processo. I servizi scolastici ed amministrativi, in altri termini, dovrebbero tranquillamente convivere con modalità ed approcci che fino ad oggi non sono stati consueti, ma che in piena logica e legittimità possono essere messi in atto.
Talvolta questi riconoscimenti reciproci non si verificano ed insorgono perciò problematiche di varia gravità.
Chi fa istruzione parentale nelle sue varie possibilità, si interfaccia con la Scuola ed il Comune che accertano e verificano che i genitori compiano il loro dovere di far apprendere e di istruire i figli e che questi siano messi nelle migliori condizioni per usufruire del diritto di essere, appunto, istruiti e messi nella condizione di apprendere e di educarsi.
La scuola in particolare pone l’attenzione al fatto che i percorsi personali di apprendimento tengano anche a traguardo il quadro generale condiviso dalla comunità ed esposto nelle “Indicazioni nazionali” .
Questa struttura concettuale salvaguarda sia la massima personalizzazione dei percorsi di apprendimento che la messa a frutto del valore collettivo dell’apprendimento/istruzione ed educazione.
In questa fase di verifiche dell’obbligo di istruzione e/o di esami di idoneità per il rientro nel percorso scolastico, la non piena maturazione del rapporto fra famiglie in istruzione parentale ed istituzioni scolastiche, in taluni casi, si sta palesando con tinte più o meno accese.
Le motivazioni sono molteplici, ma in questo anno in modo particolare, una ragione si può rinvenire nella non piena e diffusa consapevolezza della portata concettuale e pragmatica del progetto didattico-educativo.
Il D.M. 5 del 8/2/2021 lo introduce nella regolamentazione degli esami di idoneità come snodo basilare per lo svolgimento di questo momento importante per la crescita dei giovani e per il dispiegarsi dei loro percorsi di apprendimento/istruzione.
La relazione tra questo strumento e le Indicazioni nazionali per il curricolo, può commisurare le istanze sia della famiglia, chiamata a rispondere dei percorsi scelti (principio della responsabilità) che dei servizi scolastici chiamati ad accertare per conto della collettività che ai giovani siano forniti gli idonei elementi per crescere come persone e cittadini (principio del bene comune).
Questi nuovi elementi danno un segnale di un cambio di paradigma profondo già in atto, che sta registrando delle accelerazioni anche per effetto della situazione pandemica».
Letture utili
“Io imparo da solo” di Elena Piffero.
Apprendimento spontaneo, autoistruzione, unschooling: questi i temi centrali del libro, che racconta l’esperienza dell’autrice Elena Piffero, la quale ha scelto di educare a casa i propri figli.
Al centro del percorso educativo si pongono i bambini e la loro innata capacità di imparare, stimolata nel rispetto delle peculiarità e delle energie di ciascuno.
Un modo rivoluzionario di interpretare la pedagogia, raccontato attraverso l’esperienza diretta e gli studi più aggiornati su questa scelta ormai diffusa a livello internazionale.
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“La scuola parentale. Come farla diventare una vera opportunità per bambini e ragazzi” di Cecilia Fazioli.
La scuola parentale è formata da un gruppo di famiglie che si ritrovano e costruiscono per i figli, insieme con educatori e insegnanti, un’alternativa alla scuola statal
Questa guida pratica risponde all’interesse crescente verso questo progetto educativo: vengono illustrati i principi pedagogici e affrontate le questioni burocratiche e legali.
L’esperienza diretta dell’autrice, che ha co-fondato una scuola parentale, viene messa a disposizione delle famiglie che sempre più numerose stanno fondando scuole parentali in tutta Italia.
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“Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso” di Paolo Mottana.
Una proposta rivoluzionaria per superare la gabbia scolastica che imprigiona l’apprendimento e soffoca l’insegnamento: portare la scuola fuori dalle aule, a contatto con la vita di ogni giorno.
Il libro delinea i fondamenti dell’educazione diffusa e fornisce indicazioni pratiche e concrete per intraprendere questo percorso di “liberazione” dei bambini e dei ragazzi, restituendo loro il diritto di imparare affermando la libera soggettività.
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“Pedagogia del bosco” di Selima Negro.
Essere educati nella natura è fonte di innumerevoli benefici per i bambini, sia dal punto di vista fisico che dello sviluppo cognitivo e psicologico.
L’autrice, tra le fondatrici di un asilo nel bosco, illustra in modo semplice i principi della pedagogia del bosco e gli aspetti pratici della vita in natura: come vestirsi con il caldo e con il freddo, come allestire un campo base, gli attrezzi, il gioco spontaneo, il ruolo degli adulti e le interazioni tra bambini.
Alla fine del libro tutti avranno gli elementi per organizzare un asilo nel bosco o, più semplicemente, passare del tempo in natura con i propri bambini.
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