Cosa succede a Modena al Metodo Montessori? Come mai una scuola dov’era partita la sperimentazione ora fa marcia indietro?
C’è chi in Italia si sta facendo in quattro per rivalutare e riportare sul territorio il metodo Montessori (che sta conoscendo una sorta di nuova gloria nel nostro paese, che peraltro ha dato i natali alla sua ideatrice) e chi invece l’obiettivo l’aveva già raggiunto ma ha deciso di fare un passo indietro. Siamo a Modena.
Alla scuola elementare pubblica Lanfranco di Modena hanno scelto di lasciarsi dietro le spalle il metodo Montessori, dopo che il progetto era partito peraltro anche con il finanziamento di una Fondazione bancaria.
A spiegare l’accaduto è un gruppo di genitori che in quel progetto aveva creduto e che lo aveva sostenuto. «La scuola primaria di Cittanova, che fa parte dell’Istituto Comprensivo Modena 1 , non trasformerà la sperimentazione Montessori, già avviata, in progetto definitivo e stabile, come invece era stato previsto in uno specifico documento presentato dalla stessa direzione scolastica e finanziato dalla fondazione della Cassa di Risparmio di Modena e da altri enti» spiega un gruppo di genitori guidati da Barbara Barbieri e Rosanna Mondini.
«Inoltre la sperimentazione, che coinvolgeva due classi e che il piano dell’offerta formativa 2016-2019 prevedeva “continuassero il percorso fino alla classe quinta”, è stata interrotta di fatto, alla fine della seconda e della terza disattendendo quanto indicato all’inizio dell’anno scolastico – proseguono i genitori – Siamo preoccupati per la formazione dei nostri figli e sinceramente non comprendiamo questo dietrofront. Perché non contribuire invece a diffondere anche nel Modenese l’approccio Montessori, che riceve sempre più attenzioni in tutte le altre regioni dell’Italia? Perché il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Modena si oppone a questa richiesta e la taccia come una “moda passeggera” che lei non vuole seguire e che “terminerà in pochi anni” mentre il MIUR, nella convenzione stipulata con l’opera Montessori, dice “ il MIUR stesso potrà organizzare incontri al fine di promuovere lo sviluppo e la diffusione del pensiero e del metodo d’insegnamento di Maria Montessori”?».
«Esigiamo almeno una spiegazione chiara e trasparente – proseguono le famiglie che hanno fatto emergere la questione – vogliamo sapere quantomeno perché viene interrotta la sperimentazione Montessori a Modena senza nemmeno coinvolgere le famiglie e disattendendo gli impegni riportati nel piano formativo della scuola. Perché per anni non è stato attuato quanto previsto per la ricerca degli insegnanti e anzi sono state create le condizioni per allontanare le docenti abilitate all’insegnamento?».
I genitori avevano scelto per i loro figli il metodo di Maria Montessori soprattutto perché lo ritengono, come spiegano, «maggiormente rispettoso dei tempi di apprendimento di ogni singolo bambino». Si sono organizzati nell’associazione “Scuola Amica dei Bambini”, nata ufficialmente nel 2011 da un gruppo di Modena e Carpi (dove la scuola primaria della frazione Santacroce è stata trasformata in sezione Montessori) e che ora si è diffuso anche in altre località della provincia di Modena e Reggio Emilia. «In passato avevamo apprezzato la sensibilità della precedente amministrazione comunale – continuano i genitori – che aveva acquistato gli arredi Montessori della scuola Lanfranco e che aveva collaborato all’organizzazione di incontri (presso il MeMo) per sensibilizzare la cittadinanza e gli insegnanti a questo approccio pedagogico. Oltre a raccolte di firme per le richieste da presentare ai dirigenti scolastici, avevamo lanciato una petizione a livello comunale per dimostrare l’interessamento di tutta la cittadinanza e avevamo organizzato cene di autofinanziamento coinvolgendo tutto il quartiere di Cittanova oltre alla scuola e ai bambini delle classi Montessori. Al progetto avevano aderito il circolo culturale della frazione e anche una fattoria didattica del quartiere che organizza un centro estivo di ispirazione Montessoriana. A conferma del coinvolgimento di tutto il quartiere bisogna aggiungere che anche il nido e la scuola materna del quartiere, convenzionate con il Comune, sono diventate a indirizzo Montessori e da quel momento le iscrizioni sono aumentate tanto da avere liste d’attesa. I genitori del quartiere, i dirigenti scolastici precedenti all’attuale e anche il Consiglio d’Istituto precedente avevano cercato di favorire questo progetto che avrebbe potuto aiutare un plesso che in passato aveva rischiato di chiudere per la mancanza di iscrizioni».
Sono emerse poi alcune anomalie rispetto alle regole e garanzie di legittimità del procedimento amministrativo, «riconosciute come tali anche dal legale che ci ha seguito in questo percorso» prosegue il gruppo di genitori. «Il dirigente scolastico aveva presentato un progetto nel quale si elogiava il metodo Montessori e nel quale si diceva che “su richiesta dell’utenza è in atto la trasformazione della scuola primaria statale Lanfranco in corso Montessori per costituire, insieme alla scuola d’infanzia un polo Montessori a Modena“; a fronte di questo, aveva fatto richiesta di un contributo di 9.550 euro. Poi però in tutte le sedi istituzionali ha votato contro quello stesso progetto che lei stessa aveva firmato. E ancora: perché il Consiglio d’Istituto ha deciso di rinunciare al suo ruolo e alla posizione presa in sede di approvazione del PTOF, quando non ha espresso un parere chiesto dalla direzione scolastica ma si è invece allineato alla decisione del Collegio docenti? Perché il Consiglio d’Istituto ha rinunciato a finanziamenti significativi? Perché il presidente del Consiglio d’Istituto, nonché consigliere comunale, ha sostenuto che in consiglio d’Istituto vota come ritiene più giusto e non come invece gli chiedono i genitori, che lui dovrebbe rappresentare? Perché il piano dell’offerta formativa, che dovrebbe essere un documento redatto per “permettere una valutazione comparativa da parte degli studenti e delle famiglie” ( legge 107/2015 la Buona Scuola ) è stato disatteso numerose volte e modificato in modo sostanziale ad anno scolastico già avviato e quindi non garantendo quanto scritto e dichiarato al momento dell’iscrizione alla scuola?».
«Dopo aver riscontrato resistenze all’interno della scuola abbiamo provato a smuovere la politica chiedendo incontri con l’assessore e con il sindaco – continuano i cittadini che avevano sostenuto la sperimentazione Montessori – È stata anche sentita la presidente del consiglio comunale ma il risultato è sempre stato un muro di gomma. Agli incontri non seguiva più nulla e spesso non c’erano neppure risposte ai messaggi per chiedere nuovi incontri o aggiornamenti. Il caso è finito anche in Consiglio comunale con una interrogazione del 7 marzo 2017 ma sono state date risposte che ci hanno lasciato molto perplessi. Ci sono molte famiglie che avrebbero iscritto i propri figli a sezioni Montessori ma nessuno si è preoccupato di coinvolgerle. Inoltre ci sarebbe l’obbligo, per l’Istituto, di adempiere alla prestazione di garantire correttamente la sperimentazione Montessori per le classi in corso, sia per quanto riguarda la formazione degli insegnanti che “l’ambiente preparato”, tipico dell’approccio Montessori e che tra l’altro sarebbe stato possibile garantire tramite finanziamenti esterni ottenuti per il progetto ma anche questa è storia passata e rimarrà tra le tante opportunità perse e i silenzi assordanti di questi anni».
«Il risultato di questo braccio di ferro? Un’ottima opportunità negata ai bambini» concludono i genitori.