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Le strade della didattica a distanza

Pubblicato il 12 marzo 2020 0

«Didattica a distanza, non scuola a distanza: quali strade percorrere per rimanere in contatto»: l’intervento di Marta Monnecchi*.

«C’è una modalità davvero efficace per insegnare a distanza? E’ possibile farlo senza cadere nel meccanismo piuttosto facile dell’assegnazione di compiti a casa che siano esercizi o pagine di studio? E’ possibile continuare a fare comunità, senza perdere la caratteristica principale che tiene vivo l’apprendimento: lo stare in relazione con l’altro?

A Scuola Città Pestalozzi noi docenti abbiamo provato a partire da queste domande, senza fretta. Perché la didattica a distanza, non la si improvvisa, la si deve imparare e condividere.

Le risposte hanno avuto bisogno di tempo, di lavoro, discussione, e non è stato sempre facile, perché confrontarsi da lontano ha creato nuove barriere alla comunicazione.

Nelle “Istruzioni operative”, il Ministero dell’Istruzione usa una parola importante, forse direi la parola chiave, che abbiamo cercato di non dimenticare, anche in un tempo dove, solo avvicinarsi, può diventare dannoso per l’intera società. La parola è “contatto”, rimanere in contatto con i nostri studenti. Ma non solo, stiamo provando a rimanere in contatto fra noi docenti, per progettare azioni didattiche che non frammentino il sapere, ma che lavorino alla sua armonizzazione, favorendo collegamenti interdisciplinari, connessioni e legami visibili ed invisibili. Per ogni classe è stato scelto uno sfondo integratore, o un tema principe, che potesse contenere gli argomenti di programma delle varie discipline. Per la secondaria la scelta è caduta sui grandi temi della storia : il Medioevo per la prima, il Rinascimento e l’età moderna per la seconda, mentre per la terza Il Novecento tra le guerre. E da questo macro contenitore sono nati i legami e la costruzione di percorsi di ricerca che i ragazzi dovranno affrontare attraverso materiali messi loro a disposizione che non siano solo mere pagine da studiare. Solo alcuni esempi di percorsi integrativi: Cosa avvicina Pablo Picasso ad Enrico Baj? Osserva e descrivi l’immagine del dipinto di Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini e prova ad immaginare di essere tu un cavaliere medievale. I grandi poeti maledetti francesi cosa hanno in comune con il grande poeta Ungaretti? Dall’atomo, alla bomba atomica.

Tenere viva la domanda è la chiave fondante di ogni processo apprenditivo, anche a distanza. La domanda lascia infatti spazi vuoti, dove ogni alunno deve mettere in atto modalità di ricerca personali, in autonomia, attivando tutto quel bagaglio di conoscenze e abilità pregresse necessarie al suo sviluppo formativo.

Per la scuola primaria il team di docenti ha posto l’accento sull’importanza del gioco come veicolo di apprendimento. Il bambino deve ancora muoversi alla scoperta di ciò che lo circonda, anche se in spazi più piccoli, con meno possibilità di uscire. Scrivere storie a più mani, utilizzando applicazioni fornite dai docenti, leggere e ascoltare fiabe o racconti inseriti sul registro, giocare con i numeri e le operazioni, usare la carta per colorare e costruire origami, usare oggetti per contare, avere soprattutto il tempo della cura di una pianta o di un piccolo animale.

L’altro problema discusso è stato rispetto agli strumenti da utilizzare. Abbiamo deciso che ci potessero essere più possibilità: piattaforme online come classroom (una vera e propria classe virtuale) che possiamo trovare già gratuitamente nella G Suite di Google, l’inserimento di materiali direttamente sul Registro Elettronico o semplicemente la mail.

In questo momento ogni docente sta lavorando alla preparazione dei materiale, con cura, in modo che i ragazzi possano avere delle guide di studio chiare e adeguate al loro percorso finora vissuto. Sta lavorando alla progettazione di spazi dove poter dialogare con i propri alunni, anche se da lontano.

Ogni docente ha scelto di mettere in gioco un pezzetto del proprio lavoro per creare un ambiente di apprendimento divertente, motivante, serio e che potesse lasciare un po’ di spazio alle competenze di ciascun alunno, anche quelli più fragili o con disabilità. Nessuno escluso.

Difatti, fondamentale è per noi che ciascuno di loro rimanga curioso, che possa sentirsi libero di porsi domande seppur a distanza, con l’idea che il suo tempo di studio non sia solo esercitativo, ma che quel “dialogo a distanza” con il maestro, o con il proprio tutor, serva alla propria vita. Perché ciascuno di loro si senta ancora vivo e attore del suo tempo. Perchè la magia del processo di apprendimento,anche da lontano, non perda fascino e forza».

* docente di Scuola Città Pestalozzi e co-fondatrice del progetto “Tutta un’altra scuola”

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