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Il Progetto Alice parte in Toscana

Pubblicato il 16 novembre 2018 0

In Toscana prima applicazione del metodo Alice Project, elaborato da Valentino Giacomin in India, all’interno di una scuola pubblica italiana.

La preside, Paola Salvadori, spiega la sperimentazione attuata all’istituto comprensivo Don Milani di Tavarnelle Val di Pesa, in provincia di Firenze.

Cantare il buongiorno tutti insieme, individuare il proprio stato d’animo con una pallina colorata, concentrarsi sul respiro e fare visualizzazioni in silenzio: sono questi alcuni piccoli gesti con cui la “scuola della felicità” entra in Italia. Dall’inizio di questo anno scolastico, infatti, il metodo pedagogico “Alice” è diventato parte integrante dell’offerta formativa dell’istituto Comprensivo di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa nel Chianti, prima scuola pubblica in Italia ad accogliere quest’attività sperimentale.

L’Alice Project, definito da più parti il metodo “Montessori del XXI secolo”, è un progetto educativo basato su paradigmi d’avanguardia in vari ambiti, dalle neuroscienze alla psicologia transpersonale. Ad elaborarlo è stato Valentino Giacomin, maestro e giornalista di origine trevigiana, che vi ha dedicato oltre 30 anni di ricerca nelle scuole indiane. Negli istituti dove l’Alice Project è applicato viene valorizzata la tradizione meditativa orientale e i suoi metodi di consapevolezza, attraverso una serie di pratiche che aiutano a capire le emozioni.  L’intento è quello di aiutare i bambini a conoscere  se stessi, partendo dall’analisi e dunque dalla gestione delle emozioni, riuscendo così a creare relazioni corrette ed equilibrate.

All’istituto comprensivo Don Milani di Barberino e Tavarnelle, 1200 alunni in totale, la sperimentazione riguarda tutte le classi della scuola primaria, un plesso della scuola dell’infanzia e alcune classi della scuola secondaria; “qui, visto il maggior numero di insegnanti che ruotano sulle classi, è stato più difficile organizzarsi” spiega la preside Paola Salvadori. Docenti e alunni dedicano parte del tempo scuola alla meditazione, al canto corale, allo yoga e altri strumenti volti a potenziare le capacità cognitive. Ad esempio, si osserva per qualche minuto la luce di una candela per rafforzare la concentrazione, si leggono delle parole per poi ripeterle ad occhi chiusi al contrario, si impara la matematica attraverso l’accensione di una sequenza di lampadine.

Nel Chianti l’Alice Project è arrivato quasi per caso. “Lo scorso anno l’Associazione Genitori della Scuola ha promosso un incontro con Valentino Giacomin e con Gloria Germani, portavoce del progetto Alice in Italia – racconta la preside Salvadori – Il metodo ci ha subito interessato e così abbiamo deciso di fare una settimana di formazione a luglio e di partire, forse in maniera un po’ empirica, da alcune piccole sperimentazioni già quest’anno scolastico”. La vera sfida però sarà portare i principi del progetto anche nell’attività di didattica. Per comprendere meglio questo passaggio la preside Paola Salvadori è andata fino in India, nelle scuole aperte da Valentino Giacomin. “Ho voluto vedere sul campo come vengono insegnate le varie materie perché il lavoro sull’interiorizzazione è sì importante, ma lo è altrettanto l’applicazione alla didattica, che è molto pensata ed approfondita” racconta.

La stampa locale (e non solo) si è interessata alla sperimentazione toscana coniando il termine di “scuola anti-bullismo”. Nelle scuole indiane basate sull’“Alice Project”, infatti, si registrano pochissimi episodi di questo genere. Ma la preside Paola Salvadori preferisce non semplificare troppo. “Il bullismo non è il focus del nostro esperimento – spiega – Le metodologie applicate curano in generale uno stato di malessere vissuto dai nostri ragazzi che, in alcuni casi, può sfociare in episodi di bullismo. Oggi i ragazzi hanno meno contenitori di riferimento reali (gruppi, oratori, etc) e si affidano sempre più spesso al web e ai social. C’è una diffusa ignoranza delle conseguenze dei propri gesti su di sé e sugli altri. E tutto questo alimenta comportamenti deviati, tra cui appunto il bullismo. Con i metodi del Progetto Alice cerchiamo, invece, di incrementare la consapevolezza, applicando insegnamenti antichi, che potremmo riassumere con la frase: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”.

E’ ancora presto per tracciare un bilancio sull’applicazione all’istituto don Milani. Quello che è certo che tale sperimentazione suscita un interesse crescente. “Nella nostra scuola sempre più insegnanti stanno declinando il metodo nei loro insegnamenti ed al primo incontro con le famiglie dell’anno abbiamo avuto l’aula magna gremita di 200 persone – testimonia la preside, Paola Salvadori – E tante altre scuole da tutta la Toscana ci cercano per avere informazioni o venire a vedere di persona cosa facciamo”.

di Lucia Panagini

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