La scuola parentale proposta dall’associazione “Famiglie in crescita”: «Un progetto che accoglie i bambini nella loro globalità».
“La scuola a misura di bambino”: un’esigenza personale che ora è una realtà con tre classi e 23 bambini a Cucciago, in provincia di Como. In quel nome c’è già tutto il programma della scuola: “Volevamo creare un ambiente sereno, accogliente e stimolante” spiega la coordinatrice e segretaria Francesca Metzeger, mamma di un bambino “che non trovava un progetto educativo capace di accogliere lui e i suoi compagni nella loro globalità”. Da questa mancanza è partita nel 2016 l’esperienza della scuola primaria parentale, come nuovo servizio dell’associazione “Famiglie in crescita”, nata nel 2009 per offrire percorsi di sostegno alla genitorialità e nido famiglia. Nel 2018 apre i battenti anche la scuola materna. “E la nostra équipe sta già lavorando alla creazione della scuola secondaria che dovrebbe partire nel 2021” anticipa Francesca Metzeger.
Obiettivo primario della scuola parentale è facilitare e sostenere lo sviluppo personale globale degli alunni. “Li consideriamo bambini e mai semplici cervelli. Il bambino ha bisogno di crescere sotto tutti gli aspetti, non solo quello cognitivo – sottolinea la coordinatrice Francesca Metzeger –Infatti, non proponiamo delle lezioni ma un apprendimento co-costruito, esperienze attraverso le quali il bambino sente il bisogno di apprendere e conoscere”.
Per questo ne “La scuola a misura di bambino” non ci sono materie, né una divisione oraria ma vengono proposti macro-progetti. Un esempio? “Gli alunni della terza elementare stanno lavorando sui semi e sugli alberi – risponde la coordinatrice – Dall’esperienza della semina hanno imparato la classificazione scientifica, l’osservazione quotidiana, la compilazione di una cronologia, la rielaborazione dell’esperienza attraverso testo scritto. Con un solo progetto viene allenata una pluralità di competenza ed ognuno può riconoscere i propri punti di forza o di debolezza, mettendo a disposizione le proprie competenze al gruppo”. Gli apprendimenti non sono calati dall’alto ma diventano parte di un percorso condiviso: “I bambini non imparano cose ma a gestire il sapere, perché nel futuro ognuno di loro avrà giustamente interessi e curiosità diverse” continua Metzeger.
Le classi sono composte al massimo da 14 bambini, seguiti da un unico insegnante che propone un lavoro multidisciplinare. “Docenti ed educatori hanno stili e formazioni diversi ma univoco è l’approccio: sfruttare tutto il bello dei vari metodi pedagogici, utilizzandoli in maniera strumentale a seconda dei bisogni e delle modalità di apprendimento del gruppo classe” chiarisce Francesca Metzeger. Oltre a loro, fondamentale è il ruolo dei genitori, chiamati a creare una comunità educante con la scuola. “Siamo nati come associazione di famiglie e crediamo sia importante condividere e crescere insieme” evidenzia Metzeger.
Le attività scolastiche vere e proprie riguardano solo 21 ore settimanali ma i bambini si fermano a scuola anche nel pomeriggio, per stare insieme in autonomia sotto la supervisione degli educatori. “Anche questo è un’attività fondamentale per farli diventare responsabili di sé ed interagire con gli altri” sottolinea Francesca Metzeger. Gruppo è una parola chiave nell’approccio pedagogico de “La scuola a misura di bambino”. Ogni bimbo è osservato, conosciuto ed accolto nella sua unicità, ma il vero lavoro della scuola è portare ogni ragazzo a collocarsi nella realtà sociale. “Imparano a lavorare insieme, ad interagire in una rete sociale e relazionale, a chiedere aiuto, a non valorizzare la prestazione singola ma il risultato di gruppo. Tutte abilità fondamentali per la crescita e per il futuro”.
di Lucia Panagini