Il progetto “A Scuola di Partecip-azione” nasce 10 anni fa grazie all’idea di Simone Piazza, che racconta la sua esperienza, a partire dalla scuola pubblica di Treviso dove insegnava.
«Da 3 anni insegnavo nella scuola pubblica in provincia di Treviso, mentre stavo terminando la laurea in Scienze della Formazione a Padova. Ero un maestro che non aveva mai smesso di sentire il bisogno di imparare, e per questo non si è mai sentito tranquillo nel posto dove stava, nella sedia dietro al cattedra che occupava; un maestro che ad un certo punto decise di rimettersi in cammino, come discepolo, per le scuole e le strade del mondo. Un maestro alla ricerca di altri maestri» spiega Simone.
«Grazie all’esperienza del dottorato di ricerca che avevo appena vinto presso l’Università di Padova, ho potuto iniziare questo mio cammino di ricerca, potendomi assentare per alcuni anni dalla mia Scuola, dai miei bambini e colleghi verso cui non ho mai smesso di provare un grande affetto. Si trattava di comprendere verso dove rivolgere la mia ricerca. E come spesso accade nella nostra vita, alcuni incontri di destino, successi nell’arco di una settimana del 2004, mi hanno indicato da dove cominciare».
«Passava per Padova una delegazione di giovani provenienti da alcune scuole comunitarie di Salvador de Bahia, in Brasile, che mi parlavano di un ruolo ed un significato di scuola che ancora non avevo mai conosciuto in Italia, ma che mi ronzavano dentro la mente ed il cuore: scuole popolari nate dalle comunità locali, “compromesse” con i cammini di crescita e di rivendicazione della propria gente, adulta e bambina. Scuole che erano centri di incontro, di ideazione, di promozione culturale, sociale, politica, di lotta e creazione di condizioni di vita dignitose e giuste, per tutti. Intimamente mi ritrovavo in questo ruolo di insegnante-educatore-animatore comunitario, sentendolo quanto mai necessario anche in Italia, pensando soprattutto ai miei alunni stranieri o più in difficoltà, ma non avevo esperienza, conoscenze, competenze in merito».
«A distanza di pochi giorni, ho partecipato all’incontro mondiale dei NATs (Bambini e adolescenti lavoratori), a Berlino: è stata una settimana incredibile, dove ho potuto scoprire per la prima volta cosa volesse dire “protagonismo” e partecipazione dei bambini e dei ragazzi. Dalle 8 di mattina a notte fonda erano i primi, rispetto a noi adulti presenti, ad attivarsi nelle lunghe riunioni in cui si confrontavano sulle condizioni in cui si trovavano bambini e ragazzi in Sudamerica, Asia,Africa, ma anche in America del Nord ed Europa, ed elaboravano proposte e decisioni su quali strade intraprendere per difendere i diritti loro e di tutti i bambini e i ragazzi del mondo. Erano attenti e pazienti nell’attendere la traduzione in molte lingue di ogni frase pronunciata dai loro coetanei, con occhi che rivelavano il grande impegno e senso di responsabilità verso tutti i bambini e ragazzi che li avevano scelti ed eletti nel loro Paese. Ed erano gli ultimi ad uscire, per mettersi poi a giocare cantare ballare ritrovandosi di nuovo anche nella freschezza e spensieratezza proprie della loro età. Non conoscevo ancora bambini e ragazzi capaci di tanto, in Italia, ma la potenzialità di questa loro partecipazione alle decisioni che li riguardavano da vicino, in termini di apprendimenti e di formazione umana e sociale, solidale, mi risuonava già tantissimo».
«E così ho preparato il mio zaino, il mio quaderno ed un registratore e ho lottato con i professori di Padova ed ottenuto che il mio dottorato potesse volgersi, per lunghi periodi, presso di loro. In Sudamerica ho vissuto per circa un anno e mezzo conoscendo due esperienze educative e sociali davvero eccezionali: la scuola comunitaria “Luiza Mahin” nel quartiere popolare di Uruguay, a Salvador de Bahia (Brasile), nata da un gruppo di donne per soddisfare i diritti ed i bisogni della loro comunità (quello ad una casa, una scuola, una sanità degna per i bambini, i giovani, gli adulti, gli anziani); e la scuola-laboratorio per NATs di Bogotà (Colombia), che da più di vent’anni lotta per una valorizzazione ed uno sviluppo integrale dei bambini e ragazzi poveri dei quartieri più violenti della grande città, mettendone al centro il loro protagonismo».
«In tre anni ho svolto circa 12 viaggi nei due Paesi, per continuare la mia ricerca ma soprattutto perché sentivo in quelle persone, in quelle realtà una ricchezza umana ed educativa che mi ha davvero formato e forgiato come nessun altro percorso di studio. Sono cambiato e cresciuto con loro, condividendo con sincerità anche le mie esperienze e competenze umane e professionali, così come le mie letture già critiche rispetto alla realtà scolastica italiana in cui da poco muovevo i miei passi. Durante questo percorso di ricerca e di vita, proprio nel momento in cui mi stavo sempre più sentendo a casa tra quei bambini ed educatori ormai amici veri, quando stavo quasi decidendo di trasferirmi a vivere in Colombia, ho avuto una visione molto forte: ricordo che stato osservando con commozione mista di affetto e gioia i piccoli giocare in un pezzetto di terra, avvolti nei loro vestitini sporchi e rattoppati, alcuni avevano forse mangiato qualcosa solo a colazione, dopo aver lavorato tutta la notte con i familiari per raccogliere carta, ferro, plastica da riciclare. Eppure, per quanto conoscessi bene la loro condizione, non potevo non innamorarmi del loro sorriso così vivo, dei loro occhi così scintillanti di entusiasmo e curiosità per le piccole cose, animati soprattutto dal grande senso di comunità, di amicizia liberatrice che li univa gli uni agli altri. Poi, di colpo, la visione è cambiata: mi sono improvvisamente apparsi di fronte i volti dei miei alunni di Treviso e ho avvertito un groppo alla gola osservando i loro occhi, invece infinitamente più spenti, tristi, quasi già disillusi e vecchi a 8 anni. Il loro sguardo mi ha convocato, intimamente, e lì ho sentito che dovevo tornare in Italia, da Loro, perché qui sarebbe stata molto più importante la mia presenza, la mia testimonianza ed impegno per una scuola ed una società più autentiche, orizzontali, vive».
«Ho avuto chiara la possibilità e l’importanza di tradurre la ricchezza di quanto avevo scoperto ed appreso in una serie di percorsi che avessero un impatto positivo nella realtà dell’infanzia e dell’adolescenza italiana, in particolare nel mondo della scuola. Così, inizialmente, mi sono impegnato nell’elaborazione di una prima versione del presente Progetto, sperimentandolo con il contributo di alcuni altri volontari di un’associazione di Treviso in vari istituti di scuola media inferiore e superiore della Provincia, con ottimi risultati in termini di partecipazione e riflessione critica prodotte. Aprendo ai ragazzi dimensioni di partecipazione e di protagonismo, seppur per pochi fugaci incontri, era immediata la Luce che tornava a brillare nei loro occhi, di rinnovata fiducia e curiosità per la vita che prima sembrava loro scorrere passivamente attorno, scivolando tra le dita immobili delle loro mani. In seguito anche alla mia uscita dall’associazione, due anni dopo, ho cominciato a rielaborare il Progetto per poterlo sperimentare all’interno dell’Istituto Comprensivo – e del territorio – di Spresiano, in cui insegno ancora oggi, in una prospettiva più radicata nel contesto locale e capace di continuità».
«È stato molto importante che per i primi anni sia riuscito, in un’ottica di collaborazione con l’associazione di cui facevo parte, ad accompagnare a scuola ogni anno alcuni ragazzi NATs colombiani, che hanno portato tutto il loro bagaglio di energia, consapevolezza, lettura critica e creativa della realtà, giovialità e calore nelle relazioni. Così, con mia sorpresa, nel 2006 alla mia proposta del progetto “A scuola di partecip-azione” hanno aderito subito molti insegnanti, sia delle scuole primarie che di quelle secondarie di primo grado, con curiosità e desiderio di scoprire nuove prospettive umane ed educative. Assieme abbiamo avviato così un percorso da una parte di riflessione sulle tematiche sempre più attuali della partecipazione e della cittadinanza attiva dei bambini e dei ragazzi – a fronte dell’emergere sempre più di urgenze educative quali il bullismo, il vandalismo, la demotivazione, la depressione, la solitudine, ecc. -, dall’altra di sperimentazione continua, di valutazione e rielaborazione del presente Progetto in forma partecipata e cooperativa».
«Ricordo sempre con emozione il ruolo centrale che abbiamo cercato di dare ai bambini ed ai ragazzi nel progetto, così come avevo potuto conoscere ed apprezzare nelle esperienze sudamericane: sono loro infatti i veri esperti delle problematiche e dei desideri, dei bisogni che animano i loro coetanei nella vita quotidiana della scuola. Con tutte le nostre migliori intenzioni, non potremo mai averne una lettura chiara e profonda come quella che ci sanno offrire loro se li coinvolgiamo, né avere la freschezza e cre-attività di idee di miglioramento che loro stessi sanno elaborare, quando accompagnati come nel progetto in un processo di progettazione, organizzazione e sperimentazione partecipate di iniziative concrete. Da questo confronto sincero, autentico e orizzontale con loro e gli adulti interessati il Progetto ha preso così progressivamente la forma attuale. Inizialmente infatti abbiamo cominciato solo con il percorso di “Partecip-azione in classe/a scuola”, dove ci confrontavamo e sperimentavamo rispetto a diritti, desideri, bisogni che rimanevano insoddisfatti nell’ambito del gruppo o della comunità scolastica, coinvolgendo anche gli insegnanti in attività non indifferenti di condivisione e di riprogettazione della vita scolastica».
«Da 7 classi che hanno partecipato nel primo anno siamo arrivati rapidamente a quasi 20 (circa 500 alunni all’anno), per alcuni anni successivi. Uno dei momenti culminanti del progetto è stato quando, dopo un lavoro durato tutto l’anno con i ragazzi rappresentanti di tutte le classi della scuola media, sono nate da loro stessi molte proposte concrete per impegnarsi di più e diversamente nella vita scolastica: ad es. nell’accoglienza verso i più piccoli, nell’assumere un ruolo di “mediatori” nei conflitti soprattutto durante le ricreazioni, nel rispetto degli ambienti e delle persone, nella riappropriazione creativa e costruttiva di spazi semi-abbandonati o svuotati di vita come i cortili ed alcune aule-laboratorio. Non tutti gli adulti sono stati al gioco: alcuni docenti, una volta che avevano capito cosa si stava mettendo in moto e cosa si chiedeva di mettere in discussione (“l’ordine costituito dagli adulti”), hanno preferito difendere la sicurezza di un ruolo stabilito su principi di autorità e di potere, piuttosto che un nuovo processo educativo-didattico basata su di una modalità di relazione adulto-ragazzi incentrata su orizzontalità, autenticità, fiducia e corresponsabilità reciproche».
«Ma nonostante questo, e poi i tagli al fondo di istituto che negli ultimi anni sempre più hanno costretto a ridimensionare di molto la partecipazione attuale delle classi, il Progetto continua e si rinnova, anche con molto lavoro volontario da parte mia e degli insegnanti che credono nella proposta. Proprio alcuni ragazzi di III media, ormai 7 anni fa, dopo anni di attività nel progetto e di fronte alla prossima uscita dalla scuola, mi hanno interpellato per capire cosa avrebbero potuto fare, per continuare a crescere e sperimentarsi nella partecip-azione anche fuori dalla scuola media. È nato così il primo “Gruppo Locale di Partecip-azione”, che si incontra due volte al mese in biblioteca e soprattutto nelle vie, nei parchi, nei luoghi da loro sentiti come importanti per i bambini ed i ragazzi, con la voglia di studiarne e comprenderne i problemi, intervistando la gente ed i referenti diretti (assessori, parroci, allenatori, ecc.), per poi elaborare in gruppo un’idea creativa di miglioramento che sia fattibile su cui organizzarsi e sperimentarsi nel realizzarla. Solo poi, ci rechiamo anche il Consiglio Comunale a presentare tutto il lavoro svolto, e a chiedere anche agli adulti responsabili del Bene Comune quali iniziative a loro volta sono disponibili ed interessati ad attuare per migliorare assieme quel luogo o quel servizio segnalato dai ragazzi. Da 5 anni questo gruppo a Spresiano è ufficialmente diventato la “Consulta dei Bambini e dei Ragazzi”, avendo ottenuto un riconoscimento anche esterno della qualità dell’impegno e del lavoro di mappatura e azione civica svolti da anni (II Percorso del Progetto)».
«Sempre alcuni alunni, qualche anno fa, mi sono venuti a confidare come a volte fosse per loro difficile esser compresi a casa, quando tornavano e si proponevano con queste nuove modalità comunicative e organizzative, partecip-attive, anche rispetto alla loro vita familiare o al loro tempo libero. Che fare? È nata la necessità di strutturare un percorso formativo per gli adulti, sia educatori-insegnanti che genitori, che da 5 anni proponiamo periodicamente con il sostegno sia della scuola che del Comune, dove far sperimentare anche agli adulti il particolare percorso metodologico-esperienziale che i bambini ed i ragazzi attivano in classe o nel territorio, perché possano comprenderlo ed in caso accompagnarlo e promuoverlo anche in casa o nel quartiere, utilizzandolo loro stessi. Almeno un centinaio sono i genitori che hanno partecipato a questi percorsi di mutua-formazione partecip-attiva (III Percorso del Progetto)».
Oggi chi è coinvolto nel progetto? In quali realtà e quali gruppi si è diffuso e ha preso piede?
«Fin quasi dall’inizio, si è costituita nella scuola di Spresiano una Commissione apposita, aperta a tutti i docenti delle classi coinvolte direttamente nel Progetto e non, che funge da coordinamento delle attività, da spazio di scambio e condivisione sia delle problematiche connesse incontrate ogni giorno che delle soluzioni che continuamente emergono in ogni classe; creiamo anche momenti collegiali di formazione ed informazione invitando insegnanti ed esperti di altre scuole anche alternative (educazione libertaria, ecc.) per continuare a confrontarsi e a ri-sognare assieme la scuola ed il mondo che desideriamo. Parallelamente, dal 2011, avendo ormai raggiunto assieme ai colleghi, ai bambini e ai ragazzi di Spresiano una certa maturità in esperienza, metodologia, e consistenza dei risultati ottenuti, ho cominciato assieme ad alcune persone appassionate della Vita e dell’Educazione attiva e partecipata a promuovere il progetto nel territorio della provincia, proponendo sia alle scuole che alle amministrazioni comunali di avviare il Progetto A scuola di Partecip-azione nei suoi tre Percorsi (vedi schema successivo), o in uno di essi. Si è costituito allora un Gruppo di Lavoro, coordinato da me, impegnato nella ricerca e nella pratica educ-attiva e form-attiva negli ambiti della relazione educativa e didattica, dei diritti dell’infanzia e della promozione della cittadinanza attiva.Vista la filosofia e metodologia partecip-attiva dell’intero progetto, sono nostri partner attivi Dirigenti e docenti delle classi aderenti, educatori-animatori dei gruppi informali, organi collegiali, amministrazioni locali (Comuni, Provincia), organizzazioni interessate (associazioni, Progetti Giovani, parrocchie, ecc.). Le risposte sono state sempre di grande interesse e di approvazione, salvo poi riscontrare proprio in questi ultimi anni spesso difficoltà insormontabili nel reperire le pur poche risorse economiche necessarie a garantire un avvio soddisfacente delle attività del Progetto, a causa sia del patto di stabilità imposto ai Comuni impossibilitati a deliberare l’utilizzo di risorse pur presenti nelle proprie casse, sia dei tagli già detti ai fondi d’istituto e per la formazione in generale.
Nonostante questo, da allora Il Progetto oltre che a Spresiano è stato finora sperimentato con successo, in almeno uno dei suoi 3 percorsi, presso:
- Comune di Giavera del Montello (TV): PerCorso di formazione “Genitori in Azione” (2011, 2012)
- Comune ed I.C. di Volpago del Montello (TV): dal 2012 “Gruppo Locale di Partecip-azione”
- ITIS Max Planck (Lancenigo – Treviso): Percorso all’interno delle attività d’accoglienza per i neoalunni delle classi I (2011)
- Centro per l’impiego di Montebelluna: all’interno di un progetto più ampio rivolto all’orientamento per ragazzi in situazione di abbandono scolastico (2012)
- C.S. di Coviolo (Reggio Emilia): “Partecip-azione in classe” (2015)».
FINALITA’ E OBIETTIVI
«“A Scuola di Partecip-azione” mira progressivamente ad attivare processi partecip-attivi, nelle scuole o nel territorio, coinvolgendo bambini-ragazzi e adulti nella sperimentazione di un modo più autentico di relazionarsi, di dialogare prima e di agire poi, per migliorare la loro vita a cominciare da oggi, a scuola e nel territorio locale» spiega ancora Simone.
«Dopo 15 anni di studio, ricerca e pratica psicopedagogica svolti in Italia ed all’estero, rispetto al manifestarsi – tuttora in modo allarmante, nella scuola e nella nostra società – di comportamenti ed atteggiamenti quali bullismo, aggressività, demotivazione, depressione nei ragazzi e nei bambini ma anche negli adulti/educatori, si è arrivati a definire queste espressioni negative, in accordo con i dati di molte ricerche, come forme crescenti di disagio individuale e sociale, piuttosto che come sintomi di patologie psicologiche individuali. Tali manifestazioni ci indicano la mancanza di spazi di dialogo ed ascolto autentico e di situazioni in cui mettersi alla prova, in cui organizzarsi ed assumere compiti, ruoli e condividere responsabilità, al fine di sperimentare lo sforzo e la soddisfazione di portare a compimento qualcosa di proprio, collaborando assieme per un Bene Comune. Rispetto a questo, il Progetto supporta gli adulti ed i bambini-ragazzi nella cosiddetta “prevenzione primaria”, dato che riconosce il gruppo (dei pari, la classe, la scuola intera o la comunità locale) come risorsa e promuove tra adulti e bambini-ragazzi la creazione di:
- spazi di condivisione e di dialogo in cui mettere a confronto vissuti ed idee differenti. Ciò per attivare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri e sviluppare relazioni autentiche attraverso l’ascolto attivo; per promuovere lo sviluppo del pensiero critico, della capacità di negoziazione tra differenti punti di vista ed interessi, e della mediazione costruttiva dei conflitti tra tutti gli attori coinvolti;
- spazi d’azione partecipata, in cui sperimentarsi nell’effettiva progettazione e realizzazione di iniziative concrete mirate al miglioramento della propria realtà. Si sviluppa così la propria autostima ed autonomia, la capacità di organizzarsi ed assumere compiti e ruoli differenti, di condividere responsabilità personali e collettive, oltre che il piacere di impegnarsi assieme per un “bene comune” (imprenditorialità sociale).
Il Progetto promuove anche quel senso d’appartenenza e d’identità comune che facilitano il sentire le persone che abitano la scuola, il gruppo, o la comunità, come “amici” di cui prendersi cura, con quella creatività ed entusiasmo di cui i bambini/ragazzi sono spesso portatori.
E ciò anche grazie al valore del confronto, attraverso testimonianze video e dirette, con le esperienze di vita, di cittadinanza attiva e d’organizzazione solidale di bambini e ragazzi che provengono da contesti socio-culturali diversi (educazione alla cittadinanza planetaria).
DESTINATARI
Il Progetto “A Scuola di Partecip-azione” nella sua interezza si rivolge a bambini, ragazzi e/o insegnanti dalle classi III delle scuole primarie alle classi delle scuole secondarie di I e II grado, nonché a genitori ed adolescenti del territorio, che aderiscano volontariamente ad uno dei 3 Percorsi previsti dal Progetto.
NUCLEI TEMATICI
Il Progetto opera per stimolare negli adulti e nei bambini-ragazzi coinvolti una maggiore riflessione, consapevolezza ed esperienza attorno ai seguenti nuclei tematici:
- la prospettiva dei Diritti umani e dell’Infanzia-Adolescenza e della Corresponsabilità Sociale
- la prospettiva dello Sviluppo Umano Integrale e Sostenibile
- la Relazione educativa intesa in termini di Orizzontalità e Autenticità tra bambini ragazzi adulti.
- la Partecipazione Attiva, la Progettazione Partecipata, la Gestione Creativa e Pacifica dei Conflitti quali strategie che coinvolgano bambini, ragazzi ed adulti nell’analisi della propria realtà, nella negoziazione tra differenti punti di vista ed interessi, nella mediazione costruttiva dei conflitti tra gli attori coinvolti, nella presa di decisioni concrete e nell’assunzione di responsabilità personali e collettive, ed infine nella realizzazione e valutazione di azioni volte al miglioramento della situazione problematica di partenza .
ATTIVITA’ PREVISTE
Il Progetto, come raccontato in precedenza, si è sviluppato in 3 percorsi, attivabili anche separatamente:
- PARTECIP-AZIONE A SCUOLA: riguarda una serie di incontri in classe con alunni ed insegnanti dove sperimentarsi in attività che favoriscano la consapevolezza, la condivisione e l’attivazione di un ambiente partecip-attivo, attraverso le seguenti azioni:
- Mappatura dei diritti/problemi percepiti dagli studenti nel loro contesto di vita;
- Visione del video “Voci di bambini lavoratori” che presenta esperienze di vita di bambini e ragazzi di altri contesti (NATs della Colombia) e delle strategie da loro adottate per migliorarne le condizioni;
- Gioco di ruolo del “TRIBUNALE” sul diritto o meno di potersi organizzare in modo sempre più autonomo su questioni per loro significative, e di sperimentare soluzioni;
- LABORATORIO “PROTAGONISTI SOLIDALI” in cui apprendere e sperimentare strategie di Progettazione Partecipata per ideare iniziative di cambiamento a scuola in cui attivarsi nell’organizzazione, nella realizzazione concreta e nella valutazione formativa. (Tempi:5-7 incontri settimanali di 2 ore)
- PARTECIP-AZIONE NELLA COMUNITA’ LOCALE: laboratorio rivolto ai ragazzi dagli 11 anni, prevede la creazione di un “Gruppo locale di Cittadinanza Attiva” (o legato ad una singola scuola, o aperto a ragazzi di un territorio più ampio) che, dopo un percorso form-attivo al proprio interno, si proponga nel territorio quale soggetto attivo capace di evidenziare alcune situazioni problematiche vissute dai bambini e dagli adolescenti e d’ideare alcune iniziative solidali di miglioramento creativo. Il gruppo deciderà in quali impegnarsi responsabilmente, sperimentando strategie di ricerca sociale (sondaggi, interviste) e di organizzazione funzionale al cambiamento, di comunicazione ecologica e di confronto democratico con le istituzioni locali per raggiungere assieme obiettivi condivisi rispetto al “bene comune”. Questo percorso mira anche a sensibilizzare e a diffondere tra gli adulti una visione positiva dei bambini, dei ragazzi e dei giovani quali soggetti attivi risorsa della comunità locale. (Tempi: da ottobre a maggio, in 2 incontri di 2 ore ciascuno al mese, anche in orario ed ambiente extrascolastico).
- FORM-AZIONE PARTECIPATA: rivolto ad adulti ed in particolare a genitori, mira ad approfondire alcune prospettive teoriche rispetto ai nuclei tematici del progetto, ed in particolare alla relazione adulti/bambini-ragazzi. Ciò a partire dalla valorizzazione-condivisione delle buone pratiche dei partecipanti, attraverso attività esperienziali che favoriscono l’autostima e la trasformazione consapevole di alcuni atteggiamenti educativi. (Tempi: 4 incontri di 2 ore). .
METODOLOGIA E RIFERIMENTI TEORICI
Si privilegiano attività esperienziali, brain-storming, cooperative learning, giochi di ruolo, drammatizzazioni, lavori di gruppo e mediazione creativa dei conflitti, alternando momenti individuali, a coppie, in piccolo gruppo, in assemblea.
I riferimenti teorici riguardano principalmente la Peer Education, la Ricerca-Azione, la Comunicazione ecologica e non-violenta, la Deep Democracy, la Progettazione Partecipata con bambini e ragazzi sperimentata da F. Tonucci nelle Marche.
RICONOSCIMENTI RICEVUTI DAL PROGETTO
I principali eventi dove in questi anni è stato presentato il Progetto ed apprezzati i risultati ottenuti sono:
- Seminari-Laboratori didattici all’interno dei Corsi di Laurea in Scienze dell’Educazione, e Cooperazione allo Sviluppo dell’Università di Padova, dal 2006, tra cui: “Scuole dell’altro mondo. Dal disagio infantile e dalla segmentazione educativa ad una relazione comunitaria e partecip-attiva che s-coinvolge bambini e adulti” (CUR, Rovigo, 3/12/2007); “Scuole dell’altro mondo. Una relazione comunitaria e partecip-attiva che s-coinvolge bambini e adulti” (Padova, 11/03/2008); “Il Lavoro come diritto e la Dignità del Lavoro. Confronti interculturali” (Padova, 14/04/2008), nel contesto di insegnamenti della prof.ssa C. Amplatz; l’insegnamento di “Educazione alla partecipazione e diritti dei bambini e degli adolescenti” integrativo del Master in “Pedagogista in ambito sociale, penale e di prevenzione della devianza”, nell’A.A. 2006/2007; il laboratorio all’interno dell’insegnamento di “Programmazione e valutazione educativa”, tenuto sia nel 2009 che nel 2010.
- Convegno internazionale “Che vivano liberi e felici… Il diritto all’educazione a vent’anni dalla Convenzione di New York”, Università di Padova, Palazzo del Bo, 23/10/09.
- I Incontro Internazionale “Educatori senza frontiere e Mediatori senza frontiere”, Università di Padova, Rovigo, 25-26/06/10.
- Incontro seminariale “Scuola ed urgenze educative oggi: le proposte dell’Educazione Popolare e Comunitaria e dell’Arteducazione.”, Auditorium di Volpago, organizzato dall’associazione La Casetta con il Patrocinio del Comune di Volpago del Montello, Martedì 23 marzo 2010;
- Il Progetto è stato oggetto di interesse anche di RAI GULP che ha dedicato 2 puntate del TG GULP all’esperienza maturata da vari anni nel Comune e nell’Istituto Comprensivo di Spresiano (Consulta dei Bambini e dei Ragazzi). Link alle puntate:
PER INFORMAZIONI SUL PROGETTO:
dott. Simone Piazza
email simone.edu.care@gmail.com cell.+39 3403003276
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