Arriva la ludopedagogia; a portarla in Italia Valentina Pescetti con l’associazione Le barbe della Gioconda. Tina Nastasi l’ha introdotta in una scuola romana.
La ludopedagogia arriva dall’America Latina, figlia dell’educazione popolare; nasce come esperienza politico-professionale data dal binomio ludica-pedagogia, due componenti importanti per contribuire allo sviluppo integrale delle persone e della società. Per ludica si intende un campo di gioco, una terra di mezzo dalla quale si può guardare e re-inventare la realtà attribuendole nuovi e diversi sensi e significati. Per pedagogia si intende un campo del sapere che ha come oggetto principale la conoscenza, dove il soggetto è l’attore chiave della conoscenza.
Grazie al Centro de Investigación y Capacitación La Mancha dell’Uruguay, la ludopedagogia nasce e si sviluppa quale strategia di promozione della partecipazione e alternativa di formazione e produzione del sapere. È un metodo che, riscattando la dimensione socio-affettiva, fa perno sull’importanza della relazione, della soggettività, della corporeità, dell’allegria e del piacere come fonti di conoscenza e potere reale, nonché come importanti possibilità di applicazione didattica e metodologica volti sia a fortificare la consapevolezza e la professionalità del lavoro sociale, sia a rafforzare i processi di organizzazione collettiva.
La ludopedagogia è una strategia metodologica di intervento e incidenza politica -nel senso che incide sulle condizioni soggettive e oggettive di vita – che può risultare molto utile ed efficiente nel lavoro sociale». Scrive Ariel Castelo in “Eppur si gioca!-Scritti scelti di approfondimento per chi vuole usare la ludopedagogia come strategia di costruzione di autonomia e inclusione sociale”(1). «Per operare sulla realtà si fonda, come asse di articolazione, su un fenomeno profondamente umano, il gioco, e lo applica alle più disparate tematiche e problematiche sociali. Lavora con – e su – alcuni dei punti chiave comuni a tutte le situazioni in cui c’è l’interazione tra persone. Promuove il cambiamento di atteggiamenti e di comportamenti a partire dal riconoscersi e dal conoscere alcuni aspetti capacità e potenzialità, degli altri e del nostro io che di solito non ci permettiamo di far emergere, ovvero lavora sia con le capacità e potenzialità visibili che con quelle nascoste».
La ludopedagogia arriva in Italia grazie a Valentina Pescetti e al suo incontro con Ariel Castelo, suo fondatore: insieme, nel 2005, fondano prima Relajo Italia poi – nel 2009 – Le barbe della Gioconda, associazione che tuttora si occupa della formazione e promozione e del metodo.
L’obiettivo de Le barbe della Gioconda è quello di estendere un metodo originario dell’America Latina, terra martoriata da violenze, soprusi e politiche discriminatorie, ad un altro contesto, quello europeo e nello specifico italiano, che si trova oggi a dover affrontare le conseguenze socioeconomiche e culturali di molte politiche dirette e indirette di emarginazione, che troppo spesso sono riuscite a prevalere sulle modalità di lavoro sociale che, associazioni e istituzioni, avrebbero dovuto promuovere per una differente idea di società.
Con questi obiettivi, dal 2005, Le barbe della Gioconda ha già realizzato diversi seminari di formazione e analisi su temi socio-educativi come la violenza di genere, i diritti dei bambini ed adolescenti, la problematica della sovranità alimentare, la promozione della partecipazione, il benessere organizzativo, la costruzione collettiva di strategie di organizzazione comunitaria ed associativa, il contrasto ai fenomeni di razzismo, discriminazione, esclusione sociale e il reinserimento socio-lavorativo di persone emarginate o che hanno bisogno di saper riconoscere le proprie competenze e capacità.
Fino a un decennio fa la ludopedagogia era prerogativa di un percorso di ricerca pedagogica e formativa dedicata alle persone adulte, poiché la attitudine ludica nella sua dimensione pura è viva e spontanea nei bambini e nelle bambine e non necessita di essere educata di per sé; dal 2005 il Centro La Mancha si è interrogato sul ruolo che poteva giocare la Ludopedagogia nel trasformare le condizioni di crescita che la scuola, in crisi anche in Uruguay, ha offerto finora, grazie al valore epistemologico e relazionale del gioco. Il Centro La Mancha ha quindi condotto una ricerca di innesto e sperimentazione della Ludopedagogia nel contesto dei Campamentos Educativos dell’Anep (Administración Nacional de Educación Pública), ovvero dei campi educativi organizzati dal governo uruguaiano per le scuole pubbliche nazionali. Nel 2010 la proposta è stata messa alla prova nel primo campo educativo Anep/La Mancha in Palmar (Soriano, Uruguay). A soli 3 anni distanza, più di 2000 studenti, dei tre ordini di scuola e 700 insegnanti hanno potuto fruire dei campi educativi La Mancha/Anep; tra questi 20, tra insegnanti, educatori ed educatrici, animatori e animatrici di comunità e operatori/trici sociali erano di nazionalità italiana e sono stati accolti/e in qualità di osservatori e osservatrici. L’interscambio ludopedagogico è stato approfondito ulteriormente con un’esperienza di viaggio‑studio in Uruguay degli allievi del Centro Provinciale di Formazione Professionale di Cave (Roma), nell’ambito del progetto curato da Le barbe della Gioconda e dal Centro La Mancha e sostenuto dalla Provincia di Roma.
Partendo dagli interrogativi posti da La Mancha e dalle proposte educative che ha messo in atto nei Campamentos Educativos, Le barbe della Gioconda promuovono la ludopedagogia attraverso laboratori e interventi nelle scuole e corsi formativi per insegnanti e personale del settore. Le finalità di proposta sono spesso legate a favorire un’integrazione, soprattutto con interventi in classi difficili, e a sensibilizzare verso tematiche importanti come antimafia, violenza e razzismo. Grazie e in virtù della sperimentazione uruguaiana che ha fatto nei Campamentos Educativos, Tina Nastasi, insegnante che fa parte de Le barbe della Gioconda, ha portato la sua esperienza in una scuola media romana.
«Nella scuola in cui insegno è cambiato molto – spiega Tina Nastasi – Da due anni diamo il benvenuto a circa 200 allievi dedicando la prima settimana di scuola alla conoscenza reciproca, all’attenzione e cura di stabilire tra noi e loro un primo vincolo di fiducia, alla trasformazione della quotidianità scolastica in un grande viaggio giocato che si ispira profondamente alle tecniche apprese nei campi educativi La Mancha/Anep. Un gruppo di insegnanti via via sempre più nutrito comincia a provare piacere e allegria nel “lavorare insieme”, tanto che la didattica del fare giocando e giocare facendo, sta diventando un gioco da giocare e rigiocare anche nella più ordinaria quotidianità curricolare. E la relazione, e i processi stanno divenendo sempre più interessanti dei risultati e delle competenze».
Inoltre, forti del lavoro promosso dal modello educativo dell’amministrazione nazionale dell’educazione pubblica, Anep, e dal modello ludopedagogico del Centro La Mancha, barbe della Gioconda sta promuovendo in Italia una sperimentazione pilota, con un progetto chiamato Stand by me, volta a formare una équipe tecnica italiana in grado di realizzare quattro campi educativi sui modelli di sperimentazione per contrastare l’emarginazione, l’esclusione, la discriminazione, il razzismo e il bullismo e la violenza di genere nelle scuole del territorio nazionale italiano in condizioni socio-economiche e culturali di esclusione sociale, deprivazione affettiva-relazionale e promuovere vincoli e relazioni affettive significative tra pari, nonostante e grazie alla possibilità di essere e riconoscersi diversi e diverse.
1 EPPUR SI GIOCA! Scritti scelti di approfondimento per chi vuole usare la Ludopedagogia come strategia di costruzione di autonomia e inclusione sociale, a cura di Valentina Pescetti, Errandonea Edizioni, Roma (2011)
di Isabella Wilczewski