Dieci Dita sorge nelle vicinanze di Bergamo ed è una scuola fondata sui principi dell’educazione libertaria e della comunicazione non-violenta. È nata nel 2012 per iniziativa dell’associazione EliR (per un’Educazione Libera e Reciproca). Attualmente è gestita da sette genitori e un educatore e frequentata da nove bambini che crescono secondo i principi della libertà e della reciprocità, a stretto contatto con la natura. A Dieci Dita, non si impara seduti sui banchi e chiusi nelle aule, ma attraverso il movimento e i giochi all’aperto, grazie a un uso sano e completo dei propri sensi. Si curano i talenti mettendoli all’opera in una varietà di laboratori, si promuove l’autonomia e soprattutto si custodisce e si fa crescere l’entusiasmo, che oltre a essere la migliore bussola per orientarsi nella vita è anche la chiave del successo, secondo André Stern, che non ha mai frequentato scuole ma è diventato artista e scrittore di fama.
E gli adulti di Dieci Dita non sono i soliti grandi che si mettono in cattedra: sono i primi ad ammettere di imparare, giorno dopo giorno, attraverso il contatto con i bambini e le numerose attività della scuola. Si riuniscono una volta alla settimana dedicandosi all’elaborazione dei programmi per il mese successivo, all’organizzazione di incontri per far conoscere la scuola sul territorio, mentre due sono appuntamenti formativi per approfondire i temi della Comunicazione Nonviolenta. Sono loro il motore anche economico della scuola, che si basa sull’autofinanziamento. “Attraverso una piccola quota associativa annuale e un contributo mensile che si cerca di tenere il più basso possibile”, spiega Valeria, la presidente dell’associazione, che ci ha illustrato la proposta di Dieci Dita.
Da chi è stata fondata la Scuola Dieci Dita? Quando, come e perché è nata?
Da un gruppo di sei o sette famiglie, che si incontravano una volta a settimana per fare attività insieme nella natura con bambini tra i 3 e i 5 anni, eravamo rimasti in tre. Alcuni avevano abbandonato. E così, guardandoci in faccia, ci siamo detti: “Va bene, ora si fa sul serio”. Tre mamme, tre donne (una, poi, sostituita dal marito), tre pilastri per il progetto: Libertà, Natura, Reciprocità (Comunicazione Nonviolenta). Il desiderio era quello di creare un’esperienza di apprendimento vicina alle scuole libertarie/democratiche e all’unschooling, che prevedesse l’apprendimento cooperativo in uno spazio dove venissero ascoltate le emozioni e i bisogni di tutti coloro che fanno parte della comunità educante: bambini, genitori, educatori. Sentivamo il bisogno di discutere e chiarire le basi del nostro progetto, di dare struttura alle nostre idee, di comunicarci all’esterno con chiarezza e di tutelare il gruppo. La stesura del progetto riavvicina alcune famiglie. Ci si continua a incontrare una volta alla settimana con i bambini, in uno spazio del Comune di Bergamo. A marzo 2014 nasce l’Associazione EliR – per un’Educazione Libera e Reciproca – necessaria per gestire questioni burocratiche e darci una veste legale. Nella stessa primavera organizziamo il convegno “Il Capovolgimento Pedagogico – la reciprocità adulto-bambino”, con Davide Donadi, Raffaella Cataldo, Davide Facheris, cui partecipano un centinaio di persone. Si avvicinano così nuove famiglie e ad ottobre 2014 inauguriamo la Scuola Dieci Dita, con sette famiglie e nove bambini.
La scuola dove si trova e com’è stata pensata e strutturata?
Attualmente siamo ospitati in una struttura privata nel Comune di Torre Boldone, sul confine del Parco dei Colli di Bergamo. Abbiamo a disposizione una stanza di circa 50 metri quadri e una zona ingresso e pasti di circa 15 metri quadri. La stanza più grande è suddivisa da scaffali bassi che creano diversi angoli, arredati in base a ciò cui sono destinati: l’angolo morbido e della lettura, l’angolo dei giochi per i più piccoli, l’angolo con i materiali di cancelleria, l’angolo delle lettere e dei numeri, il tavolo natura. Buona parte dell’arredo e degli oggetti sono stati realizzati dai genitori con materiali di recupero, cercando di utilizzare il più possibile materiali naturali. La stanza si trova al piano terra; all’esterno c’è un cortile, con galline, capre, cani e gatti e da lì partono dei sentieri che portano direttamente al bosco. È un ambiente ruspante, non cittadino, dove servono scarponcini e stivaletti e un po’ di adattamento (da parte degli adulti).
Com’è una giornata tipo alla Scuola Dieci Dita? Che giochi e laboratori proponete ai bambini?
La giornata ha inizio con un momento di accoglienza, che l’adulto di turno cura secondo le proprie modalità e personalità. Una volta alla settimana stiamo interamente all’aperto; se la stagione lo permette, anche il pranzo (al sacco) viene consumato su un prato. In altri giorni si utilizza lo spazio all’interno. L’adulto di riferimento (educatore o genitore) propone alcune attività all’inizio della giornata che, se qualche bambino è interessato, prendono vita nel corso della giornata. Gli altri bambini hanno materiali e giochi a disposizione con cui interagire liberamente. Una volta al mese si fa un’assemblea, durante la quale vengono presentate ai bambini le proposte che gli adulti hanno elaborato, anche in base a desideri e interessi emersi nel mese precedente dai bambini stessi e ci si racconta come va, si discutono eventuali problemi, si elaborano gli accordi (regole) di convivenza. Alla Scuola Dieci Dita si fanno giochi cooperativi, lavori manuali (costruzione di oggetti utili a scuola e di giochi, strumenti musicali, cucito, falegnameria, cartapesta…), lettura di libri, divertimenti ed esplorazioni nella natura, giochi con lettere e numeri, espressione artistica con materiali diversi (pastelli di varie tipologie, pitture, creta, carta), danza, musica, canto, yoga, giocoleria. Si festeggiano alcune ricorrenze cercando di presentare ai bambini le diverse tradizioni, in un clima di rispetto e curiosità nei confronti delle confessioni religiose, delle tradizioni contadine, dei paesi del mondo. In alcuni periodi dell’anno vengono invitati degli esperti, in base agli interessi dei bambini (nel 2014-15, abbiamo avuto una maestra di musica e uno di giocoleria). A pranzo si mangia tutti insieme (chi lo desidera, ma di solito aderiscono tutti) il pasto preparato da un genitore. I bambini si servono da soli. Si cantano alcune canzoni rituali che scandiscono l’inizio del pasto e danno valore al cibo. Quando un bambino finisce di mangiare è invitato a sparecchiare ciò che ha utilizzato. Alla fine della giornata riordiniamo e puliamo la scuola tutti insieme per prepararla per il giorno successivo.
Alla Dieci Dita gli educatori vengono affiancati dai genitori, nell’insegnamento ai bambini. Qual è il ruolo pedagogico dei genitori? E come vengono scelti gli educatori?
Attualmente ci troviamo in una situazione di transizione, del tutto nuova. Dopo aver incontrato diversi educatori che avevano risposto ad alcuni annunci (tramite internet e Aamterranuova), uno di loro ha scelto di provare a entrare a far parte del progetto e di fare insieme a noi la formazione continua in Comunicazione Nonviolenta. Al momento ci sta affiancando come osservatore; presto comincerà a proporre alcune attività e piano piano contiamo sul fatto che diventi riferimento per i bambini e che, grazie alla presenza quotidiana, possa osservare gli sviluppi dei piccoli e dare continuità ad attività, progetti e accordi. I genitori continueranno ad affiancare l’educatore, soprattutto per seguire i bambini più piccoli, e a gestire i pomeriggi. Ci piace l’idea che la comunità educante sia il più possibile allargata, così da arricchirsi l’un l’altro, condividendo passioni e competenze. I genitori si occupano poi della pulizia degli spazi, del reperimento e costruzione di materiali e arredo, della preparazioni dei pasti e di tutte le questioni logistico-organizzative.
Come favorite la motivazione intrinseca nei bambini? È sufficiente osservarli e valutare quali sono le attività che preferiscono?
La motivazione all’apprendimento intrinseca nei bambini viene favorita semplicemente assecondandola. Per farlo mettiamo in campo diverse strategie; in primo luogo l’ascolto e l’osservazione di ciò che a loro interessa approfondire. Una domanda diventa lo stimolo per una ricerca in biblioteca, una gita, una mattinata di lavoro… L’assemblea rappresenta un ulteriore momento di ascolto, più istituzionalizzato. Non mancano le proposte da parte dagli adulti, sempre in un clima di libertà. Se il bambino sa di poter fare altro rispetto all’attività proposta, nel momento in cui sceglie di farla è fortemente motivato, e apprende con entusiasmo.
Quali sono le particolarità della Dieci Dita rispetto a una scuola a indirizzo montessoriano o steineriano?
Innanzitutto abbiamo adottato come cardine del nostro approccio pedagogico la qualità delle relazioni; uno dei pilastri del nostro progetto è infatti la RECIPROCITA’, basata sulla teoria della Comunicazione Empatica e Nonviolenta (CNV) di Marshall Rosenberg. Pensiamo infatti che l’adulto, evitando di assumere atteggiamenti direttivi o viceversa assenteistici, possa trovare l’atteggiamento e le parole giuste sia per essere un riferimento e un esempio autorevole per i ragazzi, sia per restare aperto e in dialogo con le differenze e le sorprese che i più piccoli rivelano ogni giorno. Per questo, giorno dopo giorno, mettiamo in discussione le nostre modalità relazionali abituali, accompagnati dal nostro socio Davide Facheris, formatore di CNV, con il quale da più di due anni stiamo facendo un prezioso percorso di formazione. La CNV si è già rivelata uno strumento molto prezioso per mantenere un clima di armonia e pace, sia nelle nostre riunioni organizzative (quale gruppo umano non ha temi da dibattere?), sia nella quotidianità, di fronte agli innumerevoli episodi che coinvolgono i piccoli. Per noi è fondamentale essere consapevoli e saper scegliere come comportarci di fronte a bambini che spesso vogliono fare cose diverse e magari apparentemente inconciliabili; per esempio quando bisogna mettere d’accordo chi vuole cantare a squarciagola e chi, nello stesso momento, ha bisogno di riposare nell’angolo morbido. È fondamentale essere capaci di affrontare un conflitto o delle diversità in modo costruttivo, empatico, senza usare parole dure o frasi all’imperativo, per esempio, valorizzando i bisogni di ognuno, lasciando il tempo e lo spazio affinché la situazione possa evolvere e i bambini possano fare le proprie scelte, frenando l’impulso di dover risolvere tutto, cercando di incarnare una presenza silenziosa, amorevole, libera e liberante che sia da supporto all’evoluzione. Per questo, se da un lato la CNV si può “insegnare” ai piccoli, abbiamo scelto per ora di “viverla” noi adulti in prima persona per trasmetterla ai bambini tramite l’esperienza diretta (attraverso l’esempio di chi sta con loro). Questa scuola, quindi, non è una scuola solo per i bambini e i bambini non sono al centro di tutta la scuola. Al centro di tutto c’è l’essere umano che ognuno di noi è, la persona “bambino” che ognuno di noi è, la persona “genitore” che ognuno di noi è, la persona “accompagnatore/educatore” che ognuno di noi è. Prendersi cura del bambino è lo stimolo che muove la vita fin dal concepimento, è ciò che ci muove a creare uno spazio come questo, in cui possano avvenire il ri-educarsi insieme e una crescita piena di gioia. In questo senso i bambini, nel loro spazio, nel loro ruolo, con i loro bisogni sono al centro, sono “sacri”; la base (genitori e mondo esterno) sono qui per sostenerli, per offrire loro condizioni ed opportunità adeguate ai loro ritmi, tempi, bisogni. Non abbiamo sposato un unico metodo, ma ci sentiamo liberi di prendere ciò che più ci piace dalle diverse pedagogie. La nostra proposta educativa è di e per crescere insieme. Questa è l’anima del progetto che racchiude una richiesta di partecipazione fatta ai nuovi genitori-accompagnatori che si presenteranno. La partecipazione non è un obbligo, bensì una scelta consapevole di prendere parte a questo percorso di crescita reciproca. Sogniamo una scuola dove i bambini crescono perché gli adulti crescono e il loro esempio e il loro modello sono nuovi, diversi, più maturi, veramente adulti, umani più umani.
Un esempio di come, attraverso la comunicazione non-violenta, sedate una lite che scoppia tra bimbi o dirimete un conflitto?
Non esiste un unico modo di intervenire e ogni situazione va valutata al momento. Se due bambini stanno discutendo, non sempre interveniamo. Molti conflitti si risolvono tra bambini, con la serenità e la rapidità che è propria di quest’età. Nel caso in cui la discussione diventi difficoltosa o in cui viene espressamente richiesto l’aiuto di un adulto, la prima cosa che facciamo è dare empatia a entrambi i bambini coinvolti; ascoltiamo cosa è successo, connettendoci ai sentimenti e ai bisogni che esprimono. Per esempio: “Anna, sei arrabbiata perché Sara ha preso la bambola con cui stavi giocando? Vorresti giocare ancora e divertirti? Sara, sei spaventata perché Anna ha cercato di prenderti con forza la bambola dalle mani? Vorresti giocare e divertiti?”. Spesso è sufficiente riconoscere i bisogni di entrambe le parti e accoglierli per creare già un clima più disteso, che permetta di trovare insieme una strategia che soddisfi i bisogni di tutti. Altre volte è necessario avere uno scambio un po’ più lungo, specialmente con i bambini più grandi; altre, più sporadiche, interveniamo con l’uso protettivo della forza, che significa a esempio fermare una mano che sta per colpire qualcuno. Lo facciamo senza astio, bensì connettendoci serenamente al nostro bisogno di cura e protezione di tutti i bambini. Lo possiamo fare anche comunicandolo: “Elisa, ti fermo perché ho bisogno di prendermi cura di tutti e sapere che i bambini qui sono al sicuro”.
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per informazioni sugli incontri settimanali con i bambini: Valeria 347. 3343983
elir@inventati.org
di Silvia Valerio