Si moltiplicano gli interventi secondo cui voti severi e bocciature fanno bene a scuola e studenti; interviene Paolo Mai, co-fondatore dell’asilo nel bosco di Ostia.
È come se da qualche parte fosse scattata una “chiamata alle armi” e, di fronte al diffondersi di una rinnovata sensibilità nei confronti dei tempi e dei modi differenti di apprendimento di bambini e ragazzi, qualche “duro e puro” si sentisse in dovere di “riportare tutti alla ragione”. Ecco allora moltiplicarsi interventi e articoli sui media che sostengono come voti, valutazioni severe, anche bocciature “facciano bene” alla scuola e agli studenti, che possono così conservare “la schiena dritta” e imparare qualcosa di serio e utile.
A questo proposito interviene Paolo Mai, co-fondatore dell’asilo nel bosco di Ostia.
«Se a guidarci sono rabbia e paura la destinazione non puo’ che essere il fallimento. Al terzo articolo di questo genere (uno addirittura di Galimberti) cominciamo a preoccuparci un po’. Ci si lamenta che non si puo’ bocciare, che il sistema non è più meritocratico, che i genitori difendono a priori i loro figli e a queste cose si imputa l’andamento della scuola italiana. A noi pare che la scuola italiana continui a essere un luogo dove i giudizi, le valutazioni non manchino affatto e che la meritocrazia non possa essere costruita intorno al principio che sia meritevole l’alunno più obbediente rispetto a dei parametri che non tengono conto della sua individualità. Proviamo a costruire una scuola dove tutti i talenti vengano riconosciuti e valorizzati e scommettiamo che non ci saranno più tanti studenti “non meritevoli”. Proviamo a mettere al centro della progettazione scolastica l’importanza dell’autostima e della capacità di lavorare in gruppo ( come tra l’altro reclamano OMS, UNESCO e Indicazioni NAzionali) e ci saranno meno studenti svogliati. Magari è l’eccessiva competizione che l’attuale sistema incentiva a bloccarli , l’ansia che ne deriva, la paura di non essere all’altezza e di essere giudicati per qualcosa che non hanno nelle corde. A qualcuno di noi verrebbe mai in mente di giudicare un chirurgo sulla sua capacità di progettare case ? Eppure è quello che facciamo con i bambini e loro reagiscono ribellandosi o, peggio ancora, rassegnandosi. Ma la cosa più preoccupante è che, alimentati da un’informazione bravissima a dividere, si costruiscono barriere, genitori da una parte, maestre dall’altra . E’colpa delle mamme che non sanno dire no, delle maestre violente e il rischio è di generalizzare, con il risultato che si smette di dialogare fomentati dalla rabbia e dalla paura che da certe idee nasce naturale. La scuola è sempre stata, che si sappia o no, uno strumento attraverso cui il potere mantiene lo status quo, fa si che nulla cambi e che il potere rimanga nelle loro mani. Genitori, docenti, dirigenti sono vittime insieme di questo sistema e se smettono di dialogare cadono nella trappola del divide et impera, strategia che da millenni il potere usa per mantenere docili ed inermi i suoi cittadini-sudditi. Non sono rabbia e paura a doverci guidare ma amore, comprensione, ascolto sopratutto verso chi la pensa diversamente da noi. Magari le maestre sbagliano perchè spinte al burn out da un sistema che le mortifica, magari le mamme sbagliano per la vita di merda che devono fare per portare un pezzo di pane a casa. Sappiate discernere e non alimentate le barriere, per una maestra che è violenta ce ne sono 10000 che mettono amore e dedizione ogni giorno; per un papà che colpisce un prof ce ne sono 10000 che lo rispettano. Abbiamo tutti la libertà di guardare il dito o la luna, ma vi prego non cadete nella trappola di chi alimenta la guerra e fate valere la nostra umanità che ha come principale arma quella di saper amare».