A Merano l’istituto tecnico economico “Franz Kafka” è una scuola “sostenibile”; gli insegnanti ci spiegano in cosa consiste questa sostenibilità.
L’istituto fa parte di una rete di scuole sostenibili ideata a partire dall’Alto Adige e che si sta diffondendo. A raccontarci in cosa consiste questa sostenibilità e come la si mette in pratica è Gerda Siglinde Corazza, insegnante all’istituto “Franz Kafka” di Merano.
La sua è una scuola sostenibile. Ci spiega che significa e quando è iniziato tutto?
Come prima cosa vorrei sottolineare che ancora non definisco la mia scuola davvero come sostenibile perché siamo ancora all’interno di un processo che durerà anni. Siamo arrivati al punto che intanto l’educazione alla sostenibilità fa parte integrante del nostro profilo di scuola e del nostro piano lavorativo ufficiale, ma all’ interno della struttura c’è ancora da fare. Coinvolgere la scuola in un progetto di sostenibilità è stata una mia iniziativa. La scuola in cui lavoro da 11 anni è un istituto tecnico economico, il nostro indirizzo è informatica ed economia. Abbiamo più di 500 ragazzi, insegno Tedesco e Storia e vengo da un dottorato in Filosofia. Quindi sono sempre stata più interessata agli studi umanistici. Per questo all’inizio non mi trovavo pienamente a mio agio in questo tipo di scuola. Vedevo che molti studenti avevano l’obiettivo di guadagnare e avere successo nel mondo economico e non si interessavano molto di letteratura, scienze umane ecc. Poi ho capito che l’economia è molto importante per lo sviluppo della società civile e per la creazione di un mondo migliore e ho iniziato ad immaginare un’economia diversa. Volevo rimanere nella mia scuola, mi trovavo bene con i miei colleghi e con tutti i collaboratori e i dirigenti nel nostro istituto, ma sognavo un cambiamento, almeno parziale, che riguardasse un concetto di economia sostenibile.
Chi l’ha aiutata?
Ho avuto la fortuna di avere due presidi molto aperti e dei colleghi che mi hanno aiutato molto. La consapevolezza dell´importanza della sostenibilità per il nostro futuro è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, sia nel mondo della scuola che nella società civile. Questo sentire collettivo mi è stato di grande supporto. Inoltre la nostra scuola è stata certificata “scuola con spirito imprenditoriale”. I criteri della certificazione, che sono pensati molto bene, riguardano anche i nostri progetti di sostenibilità.
Quali sono stati i primi passi?
Nei primi anni svolgevo unità didattiche e progetti solo con le mie classi, in crescente collaborazione con altri docenti e materie, e naturalmente anche altri consigli di classe si sono dedicati sempre di più a tematiche riguardanti la sostenibilità. Tuttavia, questo non mi bastava. Così due anni fa ho iniziato a coinvolgere tutta la scuola in un processo di innovazione. All´inizio dell´anno scolastico 2015 ho presentato al consiglio direttivo, quello di Istituto e ai rappresentanti dei genitori, alunni e insegnanti un programma dettagliato di attività che riguardassero l´intera scuola. Contemporaneamente mi è stato conferito il compito di coordinatrice ufficale di educazione alla sostenibilità, per portare avanti questo processo. Ho presentato il programma annuale nel consiglio plenario, ed e´stato autorizzato e confermato. Come prossimo passo ho organizzato una “AG Nachhaltigkeit”, un gruppo lavorativo con rappresentanti di insegnanti e alunni; in futuro, secondo i punti di programma, cercheremo di coinvolgere anche genitori interessati. Questo gruppo lavorativo è il “cuore” o il muscolo dell’educazione alla sostenibilità della nostra scuola. Da lì partono le idee e vengono coordinati i diversi progetti al di fuori di quelli dei singoli insegnanti e consigli di classe. Nella seduta iniziale proponiamo sempre degli obiettivi, che poi vengono realizzati, se c’è interesse e disponibilità da parte degli alunni , in stretta collaborazione con il consiglio degli alunni, gli insegnanti, i consigli di classe, il dirigente e il consiglio di scuola. La scelta delle iniziative e dei progetti la fanno gli alunni stessi, a seconda della disposizione di un numero sufficiente di alunni. Sempre già in autunno, prima che i consigli di classe fissino il programma annuale, distribuisco ogni anno una lista di tematiche di economia sostenibile. Lo faccio per dare un’idea agli insegnanti, in modo da stimolare unità didattiche interdisciplinari e progetti, specialmente per la nostra “Settimana di progetto” in febbraio.
Quali progetti avete svolto?
Siccome la sensibilizzazione di alunni e insegnanti per la sostenibilità è il requisito più importante, due anni fa, come primo passo, ho organizzato nella nostra Aula Magna due conferenze multimediali, sulla necessità di nuove forme di economia, una per tutti gli studenti e una per il corpo insegnanti. Tutta la scuola poi come stimolo è andata a visitare l`EXPO a Milano. Dopo di che, ho fatto delle proposte concrete per il 2015/16 a tutti gli alunni. Loro hanno scelto i punti di programma e ad ogni classe dalla 1 alla 4 , è stato attribuito un insegnante come coordinatore speciale e un compito concreto. In particolare 6 classi si sono dedicate allo studio degli sprechi delle risorse all’interno della scuola (carta, rifiuti, corrente, plastica, lattine ecc.), 13 classi per la grande festa della sostenibilità alla fine dell’anno. Questi erano i punti centrali del programma per il 2015/16, al di fuori delle unità didattiche e i progetti dei colleghi nelle singole classi, che sono aumentati notevolmente di anno in anno.
Che cos’è la Festa Sostenibile?
E´stato il progetto più ambizioso dell’anno scorso, una grande festa di fine anno nel cortile della nostra scuola, realizzata dagli studenti stessi, con l’aiuto degli insegnanti e la “AG Nachhaltigkeit” : riduzione di rifiuti al massimo possibile, niente plastica e alluminio, contenitori e stoviglie di casa, fingerfood e bibite fatti in casa, con ingredienti biologici, locali e regionali. Inoltre, gli studenti hanno recuperato gran parte del cibo prossimo alla scadenza nei loro frigoriferi e nei diversi negozi in città e dei loro paesi, solo pane del giorno prima di panettieri della città. Una classe aveva creato delle bellissime decorazioni naturali, le salviette erano naturalmente di carta riciclata ecc. Poi c’era la musica e le poesie, una RAP-band di profughi e un amico poeta. Alunni e insegnanti potevano provare a suonare in un angolo del cortile con strumenti riciclati e di legno, fabbricati da un altro mio amico.
Altre iniziative?
Per esempio, una mia terza classe, come preparazione alla festa, non solo si è informata in teoria su fonti e motivi dello spreco alimentare, ma ha fatto anche delle interviste agli esercenti e agli artigiani, in modo che gli studenti vedessero le pratiche vigenti e suggerissero possibilità per non sprecare cibo e recuperarlo. Gli studenti hanno visitato supermercati, panettieri, fruttivendoli della zona. Abbiamo fatto molte scoperte interessanti, abbiamo visto qualche buona pratica, ma ci sono state raccontate anche molte bugie. Ci siamo messi poi in contatto con organizzazioni locali che si occupano del recupero del cibo ancora buono per ridistribuirlo a chi ne ha bisogno; abbiamo scoperto con soddisfazione, che nella nostra zona esiste una rete molto vasta ed efficiente, che si chiama “Tafel-System” che sarebbe “Servizio Tavola” con tanti volontari locali, in collaborazione non solo con moltissimi negozi, ditte alimentari e associazioni sociali, ma anche con i comuni e con la grande organizzazione nazionale Banco Alimentare. Questo ci è piaciuto molto. Poi abbiamo anche scoperto che, almeno dai nostri panettieri artigianali, il pane non viene buttato via. Un altro esempio: un gruppo volontario di alunni di diverse classi si è dedicato alla esperienza del commercio solidale di piante e fiori e ha svolto poi, su una piazza centrale di Merano, un’azione di informazione e vendita di fiori equo-solidali il giorno di S. Valentino, poiché il commercio internazionale in questo settore non ha niente di sostenibile, ma ci sono alternative valide, anche a Merano. Le rose e il materiale informativo per i passanti ci sono stati forniti dalla Bottega del Mondo di Merano e abbiamo potuto usufruire dei pannelli di esposizione, riguardanti tale tematica, messa a disposizione dall’ OEW, la forte Organizzazione per un Mondo Solidale del Sudtirolo. Inoltre, abbiamo organizzato un concorso fotografico sulla sostenibilità. E con un gruppo di ragazze, la nostra scuola è a maggioranza maschile, abbiamo organizzato un piccolo corso di cosmesi naturale e abbiamo prodotto in uno studio cosmetico sostenibile in città delle creme biologiche. Infine in giugno ho organizzato una presentazione delle più belle attivita`sostenibili di quest´anno nella nostra Aula Magna, dove gli alunni coinvolti le hanno presentate. Questa azione è stata pensata come motivo di stimolo per alunni ed insegnanti perche durante l’anno scolastico vengono svolte tante attività, di cui la molti non sono a conoscenza, il che è un vero peccato. Infatti tutti erano molto soddisfatti e stupiti della quantità, diversitàe qualità dei progetti di quest’anno lavorativo.
Impresa sostenibile. Come la insegnate?
Si tratta di trasmettere un’economia innovativa e sostenibile attraverso diversi binari: sopratutto nell’ambito dell’ Economia Aziendale tante unità didattiche si occupano di tematiche sostenibili, le classi si interessano di aziende con il Bilancio dell’economia del Bene Comune, sviluppano e presentano idee di business sostenibile. Fanno escursioni verso aziende pubbliche, per esempio la centrale idroelettrica, centri riciclo, la stazione di depurazione delle acque ecc. Si organizzano incontri e workshops, conferenze con esperti, proiezioni cinematografiche su aspetti dell’imprenditorialità responsabile e sostenibile, anche in altre materie, per esempio in Disciplina Giuridica per le leggi statali, internazionali e provinciali riguardanti l’economia tradizionale e sostenibile. In Tedesco, Italiano, Inglese o in Biologia o Geografia si lavora per esempio su articoli o film a questo riguardo, portiamo in casa esposizioni, per esempio quest’anno sul commercio internazionale di fiori e piante sostenibile ossia equosolidale e un’altra esposizione riguardante la produzione e il mercato di indumenti, in collaborazione con la nostra biblioteca, con la Bottega del Mondo, la OEW ecc.
Fate parte della Piattaforma delle Scuole Sostenibili?
Sì. Sin dall`inizio sono una delle forze più attive in questa rete e la nostra scuola partecipa molto a questo progetto molto valido.
Fate parte del Movimento dell’Economia del Bene Comune?
Non ne facciamo parte, ma abbiamo contattato diverse volte un esperto che è venuto nella nostra scuola per fare conferenze e workshop su tematiche sostenibili sia per singole classi che per molte classi nella nostra Aula Magna. Inoltre ci mettiamo in contatto con aziende innovative locali e regionali e per visite e escursioni ci concentriamo sempre di più su aziende orientate al Bene Comune.
Quindi la sostenibilità riguarda sia la gestione della scuola che i programmi offerti ai ragazzi?
Sì. Lavoriamo su ogni livello all’interno del nostro istituto e anche in collaborazione con sempre più settori al di là del mondo scolastico. Stiamo creando una rete intorno alla nostra scuola con associazioni, imprese, comuni, famiglie. La mia idea è fare non solo educazione alla sostenibilità, ma anche diventare un centro di impulso in questa direzione. E questi obiettivi sono stati fissati quest’anno in modo dettagliato anche nel Piano triennale ufficiale della nostra scuola.
Siete una scuola di lingua tedesca. Siete collegati con scuole di lingua italiana?
Siamo collegati con progetti alternanza scuola e lavoro, gemellaggio ect. Il nostro obiettivo comunque è, come anche per la Piattaforma delle Scuole Sostenibili, proprio quello di fare rete e sarebbe bello coinvolgere, passo dopo passo, le scuole di lingua italiana. La nostra scuola si avvale dei modelli approvati in Austria, come quello della “Entrepreneurship-Education”, la formazione all’imprenditorialità sostenibile. Abbiamo a disposizione molti materiali didattici, riviste, siti ecc. nella lingua di provenienza.
Come reagiscono gli studenti ai progetti che lei propone?
Mi sono resa conto che lavorare sulla loro motivazione è la prima cosa. Da due sondaggi anonimi abbiamo saputo, che l’interesse degli alunni per tematiche e progetti sostenibili è altissimo. E se fanno parte del programma della materia collaborano anche volentieri. Il problema è che molti tendono ad impegnarsi solo se sanno che saranno giudicati e dovranno prendere un voto. Per questo qualche volta facciamo fatica a trovare alunni disposti a lavorare volontariamente su progetti non strettamente della materia. Inoltre certi progetti richiedono del tempo anche fuori dall’orario scolastico. Stiamo lavorando per aumentare spazi e modi di integrazione e gratificazione.
La scuola è sostenibile anche come struttura? Come fate per quanto riguarda l’uso dell’energia, della carta, dell’elettricità?
Ce ne occupiamo e in parte ci sono risultati validi. Per quanto riguarda l’energia, una classe ha fatto una relazione sul nostro consumo di energia e abbiamo visto che per quanto riguarda i computer non riusciamo a risparmiare di più. Per quanto riguarda la luce invece stiamo andando molto bene usando le lampadine a massimo risparmio energetico. C’è ancora spazio per migliorare, per esempio i ragazzi possono fare di più ricordandosi di spegnere sempre la luce ogni volta che non è necessaria. Riguardo alla separazione dei rifiuti, devo dire che non sono molto soddisfatta quest’anno, perché speravo di vedere già dei risultati più concreti. Gli studenti hanno due contenitori per i rifiuti diversi in ogni classe, ma non è sufficiente. Soprattutto i nostri studenti non sono ancora abbastanza bravi a separarli ma stiamo lavorando a questo per il prossimo anno scolastico; le idee sono già state elaborate da un gruppo di alunni, di cui una parte è andata anche in altre scuole della città per uno scambio di esperienze. In questo ambito abbiamo anche bisogno di una stretta collaborazione con i nostri bidelli. Intanto uno di loro ha già separato tutto l’anno le bottigliette di plastica e le ha portate in grandi sacchi sulla bici al punto di raccolta differenziata. Le lattine le avevamo eliminate dai distributori automatici già l`anno scorso. In autunno inizia un progetto per diminuire il consumo di bibite in bottigliette di plastica. Il riscaldamento, purtroppo, non possiamo gestirlo in modo autonomo. Non possiamo interagire al momento, ma è un ambito di intervento al quale stiamo lavorando. Possiamo almeno prendere in considerazione di installare delle manopole per la regolazione della temperatura in certe classi. Anche le misure concrete volte contro lo spreco della carta e per l´uso di carta sostenibile sono ancora in fase di elaborazione da parte di un gruppo di alunni.
Quali sono i prossimi progetti?
Miglioramento della riduzione e separazione dei rifiuti, informarci sulla realtà degli indumenti sostenibili, anche attraverso il contatto con alcune imprese della zona che li producono o li vendono e, se si trovano abbastanza alunni per questo progetto, vorrei organizzare in collaborazione con loro una piccola fiera fuori casa, con una sfilata di moda sostenibile. Poi ripeteremo, il giorno di San Valentino, l´azione di informazione e vendita di rose “giuste” in piazza, visto che agli alunni e ai passanti è piaciuto tanto. Inoltre, abbiamo intenzione di eliminare passo dopo passo tutte le bottiglie di plastica dalla nostra scuola: in autunno verrà installato nel corridoio un distributore collegato all’acqua corrente, che dalle nostre parti è davvero ottima, ma per colpa di tubi vecchi nella nostra struttura, sa un po’ di ruggine e non è perfettamente limpida. Tutti gli alunni e gli insegnanti riceveranno una bella bottiglietta, con il logo della scuola, che potranno riempire con acqua filtrata e refrigerata, non gasata o con bollicine, secondo il loro gusto. Vorrei, poi, che facesse progressi significativi un’iniziativa contro lo spreco alimentare in gastronomia: quest’anno è partito un progetto scolastico in proposito a piccoli contenitori per cibo avanzato, a mezzo dei quali i clienti dei ristoranti sudtirolesi, invece di fare finire i resti delle pietanze pregiate nel bidone, li possono portare a casa per famigliari o gustarli loro stessi il giorno successivo. La maggior parte della gente lo farebbe volentieri, come hanno saputo gli alunni da un sondaggio. I contenitori sono completamente biodegradabili, fatti di cartoncino riciclato al posto della plastica o dell’aluminio, con uno strato interno di fecola di mais per non lasciare uscire liquidi e unto. I Doggy Bag si usano in America già dalla fine della seconda guerra mondiale, e oggi sono diffusi, chiamati piuttosto Gourmet Bag in tutta Europa, in parte anche da ristoranti di altissimo livello in Francia, Svizzera o Germania. A questo proposito siamo in contatto con associazioni gastronomiche e alberghiere provinciali e vorremmo convincere i dirigenti a lanciare una campagna tra i loro soci. Poi è stata avviata la collaborazione con una cooperativa sociale, recentemente fondata, che aprirà un ristorante sostenibile africano a Merano e svolgerà varie attività d’impresa, finalizzate alla formazione professionale e all’integrazione lavorativa di profughi e richiedenti asilo, e a sostegno della convivenza multiculturale. La sostenibilità, secondo la nostra concezione, non si esaurisce nell’ecologia e economia, ma ha come terzo pilastro il sociale, sia a livello regionale che globale. Partecipare a un progetto così potrebbe aiutare i nostri alunni non solo a fare concrete esperienze socioeconomiche, ma aumentare anche il loro senso di responsabilità civile e favorire il loro interesse per un mondo più sostenibile in tutti i campi.
di Marica Spagnesi